Roma, partenti e vincenti: il paradosso di Dzeko e Fonseca che tiene in piedi i giallorossi

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ROMA – Se deve essere un addio, che almeno faccia rumore. Chissà quanti, nello spogliatoio della Roma, ci pensano. O magari se lo sono addirittura promesso. Separarci sì, ma non senza regalarci un ultimo, abbagliante momento di gloria. O almeno un sogno. La seconda semifinale europea degli ultimi 3 anni somiglia a un dorato sunset boulevard. Lo percorrono affiancati Edin Dzeko e Paulo Fonseca. Il capitano spogliato dei gradi, l’allenatore esautorato dalle voci che centrifugano quotidianamente nomi dei possibili sostituti. Eppure sono loro il volto della Roma di oggi. Due che a fine stagione andranno via: su questo, nessuno nutre grandi dubbi. Se ogni agente che si siede al tavolo coi dirigenti romanisti due cose porta sul tavolo: un centravanti e un allenatore.

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Una finale europea che manca da 30 anni

Provate a immaginare: il divorzio consumato, l’addio inevitabile. Da una parte il campionato triste con la Roma settima. Dall’altra, l’Europa. La radiografia della notte epica dell’Olimpico contro l’Ajax restituisce la stessa immagine di sette giorni prima ad Amsterdam: una squadra che ha limiti, ma anche una incredibile determinazione. Che nella lotta anziché soccombere si esalta. Che quando i giochi sembrano chiusi, sa scoprire risorse ignote. Frutto di una sorta di patto interno: “Tutto sulla coppa”. Il risultato è che la coppa, l’Europa League, è oggi tutto quello che la Roma ha. L’unico obiettivo reale. Ma un obiettivo enorme: la storia dice che l’unico trionfo europeo risale al ‘’61 e in una coppa a inviti, la Coppa delle Fiere. Dice che l’ultima finale europea risale a 30 anni fa, 1991, in Coppa Uefa contro l’Inter. Una delusione come quella precedente, nel 1984, la finale di Coppa Campioni persa in casa, all’Olimpico, col Liverpool, la madre di tutte le delusioni, forse la più indigeribile che un tifoso possa immaginare.  

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Riscattare una serie di sconfitte umilianti

In più c’è il presente. L’ultimo trofeo, una Coppa Italia, risale addirittura al 24 maggio 2008: nessuna grande in Italia non vince nulla da così tanto tempo. Un’astinenza che arriva a contare 20 anni il prossimo 17 giugno, se invece parliamo di scudetto. Insomma, battere lo United in semifinale e staccare un biglietto per la finalissima di Danzica non riscatterebbe solo il 7-1 subito a Old Trafford nel 2007, primo di una triste serie. Riscatterebbe l’intero destino della Roma. E consegnerebbe un ciclo arrivato alla sua naturale fine alla storia. 

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