Sit-in per Giulio Regeni. “Il governo pretenda che gli imputati siano processati in Italia”

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“Sono ormai più di 7 lunghi e dolorosi anni che noi assieme ai media e al popolo giallo chiediamo verità e giustizia processuale per il barbaro omicidio di Giulio Regeni. È tempo che l’Egitto dopo innumerevoli vane promesse collabori con il nostro governo, ed è tempo che il nostro governo pretenda senza se e senza ma che i 4 imputati per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio compaiano alla prossima udienza il 31 maggio!”. Lo dicono i genitori di Giulio Regeni, in una lettera diffusa nel corso di un sit-in davanti all’ambasciata egiziana a Roma, che si è svolto contemporaneamente a un altro sit-in al consolato egiziano di Milano.

“Per questo – hanno continuato- è importante scandire i loro nomi, perché la notizia del processo a loro carico li raggiunga ovunque si trovino e perché non possano più far finta di non sapere. Laddove non possono arrivare gli ufficiali giudiziari notificando ai quattro imputati l’invito a comparire, arriverà l’eco della nostra scorta mediatica, che siete tutti voi. Questo processo si deve fare e si deve fare in Italia, perché non è accettabile che chi tortura e uccide pagato da un regime che il nostro paese ritiene ‘amico’, possa abusare del nostro sistema di diritto e godere dell’impunità. È una battaglia di dignità che riguarda tutti noi”.

Sullo sfondo del sit-in sono scritti su uno striscione i quattro nomi degli imputati individuati per le sevizie e l’omicidio di Giulio Regeni. La manifestazione si è svolta con il sostegno del Festival dei Diritti Umani, della Fondazione Diritti Umani con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, la Fondazione Roberto Franceschi, Articolo 21 e Aidi – Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia.

Hanno fatto appello a mantenere alta l’attenzione mediatica sulla vicenda Beppe Giulietti, portavoce di Art.21, Paola Spadari, segretaria del Consiglio nazionale dei Giornalisti, che si è rivolta anche “al governo italiano affinché queste persone si presentino perché non è un fatto simbolico ma sostanziale” e perché “il cammino della verità per Giulio deve andare avanti, soprattutto il governo non deve demordere, mi appello al ministro Antonio Tajani e a palazzo Chigi”.

Ancora la voce di Elisa, un’altra portavoce di Art. 21 che ha ricordato: “Regeni era un dottorando, si occupava di ricerca, quello che è stato fatto a lui è stato anche un attacco alla cultura, alla ricerca, alla conoscenza non riguarda i giornalisti, riguarda i cittadini e le cittadine. La famiglia Regeni chiede giustizia e verità anche per le Giulie e i Giulii di Egitto, confinati nelle carceri per i quali non si riesce a rompere il muro di omertà e di silenzio”.  La scorta mediatica di Giulio ha dato quindi appuntamento il 31 maggio prossimo a piazzale Clodio per una nuova manifestazione.

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