Strage di Erba, Azouz Marzouk: “Sarò in aula a Brescia”

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L’innocenza di Olindo e Rosa la sostiene da tempo, tanto che anni fa aveva presentato una istanza alla procura generale di Milano, dichiarata però inammissibile. Ora Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, due delle quattro vittime della strage di Erba dell’11 dicembre del 2006, fa sapere che sarà in aula il primo marzo a Brescia quando si discuterà l’istanza di revisione presentata dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo in via definitiva per l’eccidio. A confermarlo è la sua legale, Solange Marchignoli. «Sono innocenti», sostiene da tempo Azouz che si assocerà alla richiesta di revisione della sentenza e quindi all’annullamento dell’ergastolo. Azouz Marzouk, alcuni anni fa, aveva presentato alla Procura generale di Milano una richiesta di prove finalizzate alla proposta di revisione della sentenza di condanna di Olindo e Rosa in quanto si era accresciuta in lui la convinzione «che costoro non potessero essere gli autori di una strage così terribile», un «eccidio che ricorda l’operazione di un commando», scriveva nell’atto. L’istanza, dichiarata inammissibile, era costata allo stesso un processo per calunnia in quanto, in sostanza, avrebbe accusato la coppia di essersi autocalunniata confessando il delitto, confessione che poi hanno ritrattato. Marzouk era comunque stato assolto a conclusione del processo milanese.

La richiesta di revisione del processo per la strage di Erba è stata presentata lo scorso 26 marzo dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser. La prima udienza è in calendario il primo marzo a Brescia. Gli avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico Vincenzo D’Ascola e Patrizia Morello hanno depositato alla corte d’Appello bresciana un documento di 156 pagine: 23 capitoli, 19 allegati divisi in 8 perizie, 4 interviste, 3 verbali difensivi, 3 file audio-video e una relazione, più una novantina di atti prelevati dai faldoni dei processi per documentare il pregresso e, a parere della difesa, le storture che portarono alla condanna. Tutto questo per provare a sgretolare tre dei pilastri che portarono ai due ergastoli sanciti dalla Cassazione: il riconoscimento da parte del sopravvissuto Mario Frigerio, la macchia di sangue della vittima Valeria Cherubini trovata sulla Seat Arosa di Olindo e Rosa e le confessioni dei coniugi tra il fermo e il dibattimento di Assise

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