TheBorderline, il giallo dei soccorritori: “Abbiamo provato a salvare Manuel, ma non siamo mai stati sentiti dagli investigatori”

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Sono stati i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente, hanno soccorso Elena e l’hanno tirata fuori dalla macchina. Sono testimoni chiave della scena e avrebbero potuto contribuire anche loro a ricostruire la dinamica dello scontro in cui ha perso la vita il piccolo Manuel. Eppure nessuno tra le forze dell’ordine ha mai ascoltato Rasheed, Sagah e il marito, titolari dell’alimentari in via Aristonico di Alessandria, che si trova 50 metri dal luogo dell’incidente tra la Smart, su cui a bordo si trovava il bambino, e il Suv Lamborghini guidato da Matteo Di Pietro, lo youtuber del gruppo The Borderline, arrestato per omicidio stradale.

Di spalle, con la maglietta verde, Er Motosega (uno dei componenti dei TheBorderline) riprende la scena dopo l'incidente

“Mio marito è andato subito dopo aver sentito un grande botto – racconta Sagah – E ha aiutato a tirare fuori la donna dalla Smart”.

La loro testimonianza potrebbe essere importante perché cristallizza il luogo dell’incidente prima che l’area fosse invasa da un centinaio di persone. “Quando sono tornata dopo aver chiuso il negozio, c’era tantissima gente, tanti ragazzi che riprendevano con i telefonini e giravano video”.

Sagah è arrivata in Italia nel 2008, in cerca di lavoro dallo Sri Lanka. Il marito era a Roma già nel 2004, insieme gestiscono un negozio di alimentari a Casal Palocco. Il ricordo dell’incidente è ancora nitido. “C’era un autobus fermo accostato sul marciapiedi, girato sulla via a sinistra di via Macchia Saponara. La polizia è arrivata subito, poi anche l’ambulanza perché c’era un po’ di traffico. Mio marito aveva tirato fuori la madre di Manuel dalla macchina, aveva la faccia piena di sangue, chiedeva acqua, ero molto agitata e spaventata, mai visto un incidente del genere, è stato uno shock. La polizia municipale ci ha allontanati un poco ma non ci hanno sentito”.

I fiori e i messaggi lasciati per il piccolo Manuel, morto nell'incidente con gli youtuber a soli 5 anni

Anche Rasheed, cliente dell’alimentari, è accorso subito e anche lui non è stato ascoltato dalla polizia. “Sono arrivato subito, c’era molto caos, nessuno mi ha fatto domande, e dopo un po’ sono tornato al negozio”, spiega. A pochi metri c’è una tintoria.

Manuela Rossi, la titolare, è arrivata un quarto d’ora dopo l’incidente, in tempo per vedere la rissa scoppiata dopo lo scontro. “Ho visto che trattenevano il padre del bambino che urlava contro i ragazzi in Lamborghini. ‘Maledetti, maledetti’, gridava, disperato”.

Tutti sono d’accordo su un punto: la Lamborghini guidata da Matteo Di Pietro correva nonostante le strisce pedonali e il limite di velocità, in via di Macchia Saponara, sia fissato a soli 30 chilometri orari.

A dirlo è un cartello stradale in via di Macchia Saponara, davanti al Burger King, a soli 500 metri dal luogo dell’incidente.Proviene, invece, da una telecamera piazzata a poche centinaia di metri dal luogo dell’impatto la prima immagine della Lamborghini acquisita dagli investigatori.

La speranza è che contribuisca a chiarire la dinamica che ha portato alla morte del piccolo Manuel. Al momento, infatti, dai file presenti sugli smartphone sequestrati a Di Pietro e agli altri passeggeri del suv non sarebbero emersi video significativi.

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