Topi, immondizia, siringhe sul pavimento: viaggio negli ospedali abbandonati di Palermo

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Alcuni fiori viola sono cresciuti spontaneamente nel “cimitero” degli ospedali abbandonati di Palermo. Il sole d’aprile illumina manuali di medicina impolverati e cartelle cliniche che giacciono sull’asfalto. Davanti agli occhi padiglioni deserti, serrande divelte, vegetazione incolta e guaine da cui è stato rubato il rame. Nella Sicilia senza medici e senza posti letto, ci sono una serie di ospedali dismessi che potrebbero comunque essere riattivati per ricoverare i pazienti. Sarebbero utilissimi nell’isola delle liste d’attesa infinite. Dove gli elenchi, invece che ridursi, si ampliano anche per carenza di spazi. Invece le strutture fatiscenti restano inamovibili. Scandalosi fantasmi.

L'ex ospedale oftalmico di via Ingegneros

In via Ingegneros c’è un palazzone abbandonato di sette piani che appartiene all’azienda Villa Sofia Cervello. Fino a trent’anni fa era un ospedale con varie unità operative fra cui oculistica, odontoiatria e pneumologia. Poi è stato chiuso e si è provato a recuperarlo senza riuscirci. Gli ingressi sono murati con mattoni di tufo per evitare l’intrusione dei vandali. Qualcuno ha provato a entrare squarciando la parete. Il buco è ancora lì. L’odore dell’erba fa a pugni con la puzza di chiuso che esce dalle finestre divelte. Dentro il gigante della sanità in disuso tutto è congelato. Un lampione si è spezzato ed è rimasto sull’asfalto. Un vecchio telefono bianco è fra le macerie. A terra c’è persino una perizia sull’ampliamento del padiglione chirurgico. Il suono delle ambulanze alla ricerca di un posto letto squarcia il silenzio in cui è piombato questo gigantesco palazzo. Un emiro con la barba bianca disegnato sulla parete fatiscente sembra osservare i pilastri posti per la ristrutturazione di cui non resta che il ricordo. L’unica fonte di vita sono i ficus del grande parco in cui si nota un segnale arrugginito che indica il parcheggio e una videosorveglianza non funzionante su cui si posano i gabbiani.

Strutture abbandonate alla Casa del Sole

Alla Casa del sole di via Sarullo, in zona Borgo Nuovo, negli anni Novanta c’erano i reparti di malattie infettive, cardiologia pediatrica, chirurgia pediatrica e il pronto soccorso pediatrico. Oggi è tutto in malora e la struttura si è ridotta a un semplice poliambulatorio. Il cancello di accesso è aperto, dentro ci sono i padiglioni abbandonati. La struttura dove venivano ricoverati i degenti di malattie infettive è divenuta ritrovo di tossicodipendenti. La porta è sbarrata, sul pavimento tre siringhe. Diverse le stanze: degenza 1, degenza 2, caposala, medicheria. Si cammina fra i vetri rotti, sui muri ragnatele. C’è un balcone con vista su Palermo. «Qui si guariva con la vista», dice un medico. Abbandonate anche alcune tute Covid, con le quali i dottori si bardavano per entrare nei reparti in cui si moriva perché si andava in affanno da respiro. «Alla Casa del sole costruirono la rianimazione e comprarono i ventilatori – racconta un medico ormai in pensione – Una rianimazione mai entrata in funzione. Una vergogna».

Un reparto chiuso all'ospedale dei bambini

All’interno dell’ospedale dei bambini, il Di Cristina, ci sono due strutture abbandonate, rifugio di immondizia e topi. Salendo al terzo piano si trovano due porte. La prima si apre, qui c’era l’ingresso dell’ex rianimazione e si trova accanto l’attuale nefrologia pediatrica. Ci sono scatoloni, un lettino per neonati vuoto, una statua di padre Pio e una della Madonna in preghiera. Gli accessi all’ex reparto sono chiusi a chiave. Com’è chiusa pure la porta dell’ex unità operativa di nefrologia che al suo interno contiene anche la ex emodialisi. «Dentro ci sono i topi – denunciano i medici – sono in questo stato pietoso da quasi 10 anni». In questi spazi volevano fare la cardiochirurgia pediatrica. Nulla da fare. «Si tratta di incapacità di concentrarsi sulle cose per realizzarle», denunciano le mamme dei piccoli pazienti. Eppure i posti in ospedale ci vorrebbero eccome, viste le lunghissime liste d’attesa. Al Di Cristina i piccoli in elenco per entrare in sala operatoria sono seicento.

C’è poi l’Aiuto materno di via Lancia di Brolo. Prima che venisse dismesso c’erano due pediatrie, la terapia intensiva neonatale, il pronto soccorso pediatrico, l’ostetricia e la ginecologia dove le donne partorivano. Oggi resta solo la neuropsichiatria infantile, l’unico simulacro nel deserto dei reparti che non esistono più. E il vecchio lazzaretto della Guadagna dove oggi ci sono solo la guardia medica e un poliambulatorio. L’8 aprile alle 10 ci sarà un sit-in davanti all’Assessorato alla Salute. «Stanno smantellando la sanità pubblica – dice Tonino Frisina del Forum sanità pubblica Palermo e provincia – È urgente una grande mobilitazione di massa per garantire il diritto alla cura».

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