Troppi rischi nelle scene hot arriva il “coordinatore d’intimità”

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Tra le professioni del cinema e dell’audiovisivo c’è n’è una in particolare che negli ultimi tempi si sta rivelando fondamentale: l’intimacy coordinator. Una figura ponte tra la produzione e il cast, una o un consulente indipendente che si occupa di garantire che determinate scene siano rappresentate e gestite nella maniera più sicura e rispettosa per tutti.

È il lavoro di Luisa Lazzaro, prima intimacy coordinator certificata italiana che dopo aver seguito un’apposita formazione a Londra da un anno e mezzo è richiestissima sui set delle maggiori produzioni che si girano nel nostro Paese. Lazzaro sarà protagonista (oggi alle 15.30) di un workshop al Circolo dei lettori che fa parte dei Production Days organizzati dalla Film Commission Torino Piemonte e destinato a addetti ai lavori e accreditati a Torino Film Industry. Con lei ci saranno Chiara d’Alfonso Head of Production Italy di Netflix, Erica Negri (Sky Italia), Matteo Negrin (Fondazione Piemonte dal Vivo) e Sergio Del Prete (Anica Academy Ets, ente che ha promosso il primo corso in Italia per intimacy coordinator, cui hanno partecipato anche Sara Blecher e Kate Lush, fondatrici della sudafricana Safe Sets).

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Se la figura dell’intimacy coordinator è da anni fissa sui set internazionali (soprattutto americani) in Italia il suo impiego è piuttosto recente, ma con l’avvento di una nuova consapevolezza figlia del #MeToo e di altri movimenti di sensibilizzazione sono aumentate anche le richieste di tutela e di attenzione riguardo alla rappresentazione e alla trattazione di alcuni temi. «Il ruolo dell’intimacy coordinator consiste in varie responsabilità» spiega Lazzaro «lavora sia per supportare la visione artistica e narrativa del regista sia per far rispettare le regole che garantiscono sicurezza per gli interpreti, ma anche per tutto il resto del cast e della troupe».

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Un mestiere a metà strada fra il coaching e la supervisione. «L’attenzione maggiore è sui contenuti di intimità: dalle scene di nudo a quelle di sesso simulato, fino a quelle in cui possono esserci situazioni delicate e difficili dal punto di vista emotivo, di violenza o che riguardano minori». Si valutano i copioni, ci si confronta sulle esigenze artistiche, si studiano a fondo i contratti e non si ignorano le maestranze.

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Per facilitare l’interpretazione degli attori e la visione del regista l’intimacy coordinator può suggerire interventi che riguardano la coreografia, i movimenti, ma soprattutto, sottolinea Lazzaro, cerca di evitare ogni rischio fisico ed emotivo: «L’obiettivo è prevenire qualunque forma di disagio, di trauma e di molestia». Il ruolo richiede anche nozioni di primo soccorso, di tutela della salute mentale nonché di risoluzione di conflitti e di attenzione all’identità di genere per evitare discriminazioni.

L’agenda di Luisa Lazzaro è fitta di impegni. Tra le altre cose ha lavorato per l’ultimo film di Ferzan Ozpetek “Nuovo Olimpo”, sul set di “Supersex” la serie Netflix di prossima uscita ispirata alla vita e alla carriera di Rocco Siffredi, su quello di “M, il figlio del secolo” altra ambiziosa produzione Sky. «Ho ricevuto dei feedback davvero positivi soprattutto da parte degli attori che mi hanno detto di essersi sentiti aiutati e più liberi di esprimere. Ho visto con i miei occhi che anche solo essere presenti sul set può fare una grande differenza».

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