Ue, vertice ristretto sull’Ucraina con Macron e Scholz da Orban, ma Meloni non c’è. Il caso della foto notturna a tre all’Amigo

Pubblicità
Pubblicità

Che tormento, queste foto. Quella notturna di Giorgia Meloni, al tavolo con Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Arriva dopo poche ore dalla critica aspra a Mario Draghi (poi ricalibrata) per un’altra istantanea, quella su un treno per Kiev, sempre con Scholz e Macron. Polemiche, ovvie, in Italia: perché la prima immagine, quella dell’ex banchiere e dei suoi colleghi, dimostrerebbe una politica estera fatta soltanto di immagini e nulla più, mentre la seconda racconterebbe di una centralità nel grande risiko politico? Già è difficile sostenere questa sequenza di eventi, per il governo. Tutto viene ulteriormente complicato da un’altra circostanza: al mattino, dopo la lunga notte di bevute trilaterali ad un tavolinetto del bar dell’hotel Amigo, il Cancelliere tedesco e il Presidente francese incontrano prima del Consiglio europeo Viktor Orban. E lo fanno assieme a Ursula von der Leyen e Charles Michel, rispettivamente a capo della Commissione e del Consiglio europeo. Meloni, invece, non c’è. Nonostante le ore piccole e i colloqui con gli altri due leader. Vede invece il leader ungherese poco dopo. Questo basta immediatamente a far sospettare di una deliberata esclusione. Perché Macron e Scholz sarebbero i garanti della proposta di von der Leyen e Michel – cioè dei vertici europei che detengono il portafoglio continentale – che assicurerebbe nuove risorse a Budapest in cambio del via libera all’avvio dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina in Europa. E a questo tavolo la premier italiana è assente, nonostante lo storico legame con Orban.

Esiste anche un’altra versione, che va riferita. Già nella notte dell’Amigo, la delegazione di Meloni lascia trapelare che l’indomani la leader vedrà il presidente ungherese. E infatti, a ora di pranzo la versione italiana nega l’esclusione: Macron e Scholz avrebbero concordato con la presidente del Consiglio una strategia a tenaglia. A loro il compito di proporre assieme a von der Leyen l’“incentivo” all’Ungheria, a Meloni quello di raccogliere subito dopo la controproposta di Orban. Cercando l’impresa di un’intesa difficile, difficilissima.

Che sia davvero andata così – e che non si tratti invece del solito binario franco-tedesco, che procede parallelo e solitario rispetto all’Italia e al resto del Continente – è materia dei retroscena delle prossime ore. Ma è sempre alla politica delle foto si torna, in fondo: quella al tavolino dell’Amigo – con il vino rosso e lo champagne, i brindisi e la sintonia – che non assicurerebbe la centralità sbandierata, ribaltando come doloroso contrappasso l’accusa rivolta al fotogramma di Draghi sul treno per Kiev. Di certo, la battaglia delle istantanee tiene occupata anche la regia del melonismo, come starebbe lì a dimostrare una nota informale dell’esecutivo, attribuita a fonti di Palazzo Chigi. Recita: “Meloni, a margine dei lavori del Consiglio europeo, ha incontrato e continuerà a incontrare diversi leader per confrontarsi sui principali temi all’ordine del giorno del summit”. Segue l’elenco – la presidente kosovara, seguito da “un lungo scambio di vedute con il presidente francese Emmanuel Macron, un incontro informale al quale si è aggiunto in un secondo momento anche il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz”, infine Orban. Ma è la conclusione del ragionamento che va segnalato: “Un metodo che conferma quanto sottolineato da Meloni in occasione delle comunicazioni in Parlamento quando ha affermato che fare politica estera vuol dire parlare con tutti”. Come a dire: si lavoro a trecentosessanta gradi, fino a Orban e ai Balcani, non ci sono soltanto le foto dei trilaterali, come quelle del treno per Kiev. Ma non si potrebbe dire lo stesso della foto al tavolino di un hotel di Bruxelles?

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *