Vannacci: “Un mio partito? Sarebbe bello, è come avere la propria legione”

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Roma — Il generale tiene tutti sul filo, ostenta sicurezza, minimizza le accuse che gli sono costate le sospensione, difende il diritto di esprimere le sue idee. «L’accusa di istigazione all’odio è totalmente infondata, mi fa rabbrividire».

Nello studio di Zona Bianca (trasmissione di Rete 4), intervistato da Giuseppe Brindisi, Roberto Vannacci non scioglie la riserva sulla sua candidatura alle elezioni europee ma si vede che è proprio alla politica che pensa, non escludendo persino di poter fondare un “partito di Vannacci”. «Sarebbe una cosa bella, è come andare in battaglia con la propria legione, però bisogna anche conoscere il campo di battaglia e bisogna conoscere i propri legionari».

Grato a Matteo Salvini per l’offerta di candidatura, il generale sente il bisogno di puntualizzare: «Apprezzo le parole di Salvini, la sua vicinanza. Ma per arruolare Roberto Vannacci ci vuole ben altro. Sono io che scelgo quello che faccio della mia vita, mi sono sempre sentito il padrone del mio destino». Su cui però il generale più discusso d’Italia non intende togliere il velo: «Vedremo. Quando verranno presentate le liste, qualche giorno prima, si saprà se Vannacci partecipa o no».

Prova a far pace con il mondo di quegli omosessuali che nel suo “Il mondo al contrario” definisce non normali. «Non c’è niente di male. Ognuno fa quello che vuole della propria vita. È l’ostentazione quello che dà fastidio». E racconta di essere andato con la moglie in un locale gay a Roma tempo fa. «Avevamo una ragazza alla pari olandese e una sera ci ha invitato a prendere un aperitivo in quel piccolo quartierino che è rinomato a tutti i romani per essere frequentato da persone non eterosessuali. Abbiamo passato una serata tranquilla. E comunque io non istigo nessuno all’odio. Dire che una persona è normale significa solo che rientra in una norma. Mi dicono che sono diventato addirittura un’icona gay. Nulla di male ma i miei gusti sono diversi».

Non una parola nel merito delle accuse che gli sono costate la sospensione né sull’inchiesta per peculato e truffa per alcune spese durante il suo servizio a Mosca. Una cosa però ci tiene a dirla: «Non sono filoputiniano, nella maniera più assoluta, anche questa è una farloccheria che è stata messa in giro solo perché nel mio libro descrivo alcuni aspetti della società russa che ho constatato vivendo in Russia».

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