Zelensky allontana il rivale: “Nomino Zaluzhny ambasciatore nel Regno Unito”

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C’è un nuovo clamoroso capitolo nella guerra di potere in corso a Kiev: il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato di avere “accettato la candidatura del generale Valery Zaluzhny ad ambasciatore del nostro Stato in Gran Bretagna”, allontanando da Kiev il suo principale problema politico. Un sondaggio divulgato ieri dal Socis, il più autorevole istituto di indagini statistiche ucraine, aveva appena stabilito che se si votasse oggi Zelensky non avrebbe alcuna possibilità di essere rieletto: sarebbe battuto con enorme distacco dal generale che ha defenestrato esattamente un mese fa da capo delle forze armate ucraine.

Secondo Zelensky, che ha ufficializzato la notizia nel suo discorso serale, sarebbe stato lo stesso Zaluzhny a chiedere un incarico “per se stesso esattamente in questa direzione: quella diplomatica”. Il presidente ha annunciato che il ministero degli Esteri ucraino ha già inviato “una richiesta per un agrement”, cioè la formalizzazione della nomina al Regno Unito per l’accettazione. Nel frattempo, però, da Zaluzhny è silenzio assoluto.

Guerra di potere a Kiev: Zelensky-Zaluzhny, ora la rottura è totale

Il generale non ha commentato né è noto se abbia formalmente accettato la sua nomina, annunciata con la formula “il presidente ha accettato la sua candidatura”. In precedenza, quando a inizio febbraio venne fatta circolare la notizia dell’imminente licenziamento del generale – senza conferme ufficiali né smentite, per testarne l’accoglimento da parte degli ucraini e le reazioni internazionali – si disse che Zelensky aveva messo il generale di fronte al fatto compiuto di una decisione già presa, offrendogli in cambio tre possibili incarichi: un posto defilato nell’ufficio presidenziale; il ruolo di segretario del Consiglio di sicurezza al posto di Danilov; o un incarico da ambasciatore nel Regno Unito. E le relazioni fatte circolare avvertivano chiaramente che Zaluzhny avesse “rifiutato” tutte e tre le proposte.

Cos’è cambiato dunque nel frattempo per fagli accettare l’incarico (ammesso che non arrivi un clamoroso diniego)? Da allora il generale rimosso si era preso un periodo di riposo durante il quale si limitava a poche iniziative di solidarietà, come firmare bandiere ucraine per raccogliere fondi negli Usa. Nel frattempo non aveva commentato né rilasciato interviste. Intorno a lui, però, la politica era in pieno fermento, e il fronte dei possibili sostenitori del generale se avesse deciso di percorrere una via politica si era continuamente allargato. Aveva trovato consensi anche tra gli stessi deputati delusi della fazione presidenziale dei “Servi del popolo”, per non parlare dei principali rivali politici di Zelensky come l’ex presidente Petro Poroshenko e il sindaco di Kiev Vitali Klitscho, pronti a compattarsi in un fronte unico.

Il sindaco di Kiev, Klitschko: “Zelensky ha sbagliato su Zaluzhny. Ora servono armi e un governo di unità nazionale”

Lapilli sotto la cenere, naturalmente, perché con una guerra in corso e la legge marziale vigente nessuno pensa di tornare subito alle urne. Ma si allarga continuamente, secondo gli analisti politici, il fronte di chi preme per un governo di unità nazionale che limiti l’autoritarismo del presidente Zelensky e il potere dei suoi uomini, come il braccio destro Yermak.

Nel frattempo, il sondaggio del Socis ha dato una scossa elettrica improvvisa al sistema: “Se si votasse domenica prossima chi voteresti?”, chiedeva il quesito posto agli ucraini. Il 41,4% ha scelto il generale Zaluzhny e solo il 23,7% il presidente Zelensky. Il terzo sarebbe Poroshenko, con il 6,4%. Al secondo turno, poi, il generale spazzerebbe via ogni ambizione di rielezione per il presidente, che prima della controffensiva fallita aveva ancora un tasso di fiducia elevatissimo nel Paese a cui prometteva una imminente vittoria completa “con il ritorno ai confini del 1991”.

Quanto al “blocco Zelensky”, cioè il partito del presidente, i Servi del Popolo, o una nuova formulazione analoga, avrebbe il 21,1% dei consensi, meno della metà del 46,4% che andrebbe al “Partito di Zaluzhny”. Il quale, oltretutto, potrebbe contare sull’appoggio scontato di diversi altri partiti minori come la Solidarietà europea di Poroshenko, accreditato del 7,5%.

Insomma il presidente è stabile in virtù della legge marziale, ma la sua legittimità politica è sempre meno solida e il suo incubo è uno solo: il generale Zaluzhny e le sue possibili, mai smentite né confermate, ambizioni politiche. Ma per rispondere alla domanda su cosa sia cambiato in un mese, da quando Zaluzhny aveva rifiutato l’incarico a Londra, bisogna forse guardare in un’altra direzione.

Nei giorni scorsi un’inchiesta giornalistica ucraina ha rivelato che i Servizi segreti di Kiev hanno appoggiato sulla scrivania del capo dell’Ufficio presidenziale Andri Yermak un dossier che potrebbe portare a un’incriminazione del generale Zaluzhny. “Una pistola giudiziaria puntata alla tempia del generale per convincerlo ad accettare l’incarico”, dicono ora diversi commenti su Telegram, che in Ucraina è l’unico luogo in cui circolano le opinioni aggirando i limiti e il bavaglio imposti dalla legge marziale.

Una cosa è certa: ora la mossa tocca a Zaluzhny, e tacere e obbedire come ha fatto nelle prime ore in cui la notizia è esplosa in apertura di tutti i siti di informazione del Paese sarebbe una risposta chiarissima: rivelerebbe l’esistenza di un problema di rivalità che resta del tutto irrisolto. Ci vorrà parecchio tempo prima che Zaluzhny possa iniziare la sua missione in Inghilterra, ma nel frattempo sarà già alle “dipendenze” del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, fedelissimo di Zelensky. Una volta a Londra, poi, sarà ingabbiato in un ruolo sotto il diretto controllo dei servizi d’intelligence di Sua Maestà, anche questi considerati molto vicini all’Ufficio presidenziale di via Bankova.

Insomma Zelensky ha mosso attentamente le pedine sulla scacchiera politica, prendendosi il rischio di uno shock pericolosissimo ai vertici del potere in un momento drammatico della guerra in cui Kiev fatica a mantenere le linee al fronte. Dopo aver vietato a lungo a Poroshenko di lasciare l’Ucraina (e proprio ieri l’ex presidente ha ottenuto il via libera per la prima missione in Romania dopo il blocco), ora spedisce Zaluzhny in una gabbia dorata in Inghilterra.

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