“Alle coop dei Soumahoro 62 milioni e a noi zero stipendi. Altro che accoglienza”: ex lavoratori protestano davanti al tribunale

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“La coop Karibu e il Consorzio Aid hanno incassato 62 milioni di euro, noi lavoratori ancora senza stipendio. Integrazione, accoglienza e il lavoro sono altro”.

Nelle parole stampate sullo striscione srotolato questa mattina, 6 ottobre, davanti al Tribunale di Latina dagli ex dipendenti delle cooperative gestite dalla famiglia del deputato Aboubakar Soumahoro, impegnate nell’accoglienza dei migranti, è sintetizzato tutto quello che un anno fa ha portato la gestione di quelle coop a diventare un caso, fino a incrinare i rapporti tra l’onorevole paladino dei diritti dei braccianti con Sinistra Italiana e Verdi e a farlo spostare nel Gruppo Misto.

Raggiri con le coop, chiesto il giudizio per moglie, suocera e due cognati di Soumahoro

Il giudice per l’udienza preliminare Pierpaolo Bortone oggi doveva decidere se rinviare a giudizio la moglie, la suocera e due cognati del parlamentare, oltre a due loro collaboratori, ma la richiesta dei termini a difesa, dunque di tempo, avanzata dai legali degli amministratori giudiziari di Karibu e Aid, ha spinto il magistrato a rinviare l’udienza al prossimo 3 novembre.

Intanto a chiedere di costituirsi parte civile, puntando così a ottenere un risarcimento per quanto accaduto, è stato il sindacato Uiltucs di Latina, che ha dato sin dall’inizio battaglia su quanto accadeva nelle coop, e circa quaranta ex dipendenti, rappresentati dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti.

Nonostante agli imputati venga contestata una maxi evasione fiscale, non ha chiesto invece di costituirsi parte civile l’Agenzia delle entrate.

“Nonostante io sia da sempre un uomo di destra – afferma l’avvocato Mastrobattista – ho voluto contribuire alla giusta battaglia di questi lavoratori. Credo che questa sia la reale integrazione. Vicino ai lavoratori dovevano esserci però anche le istituzioni e ai partiti che si sono sempre dichiarati sensibili a determinati temi, oltre ad altri sindacati, e invece non ce n’è traccia”.

“Karibu e Consorzio Aid – ha aggiunto Gianfranco Cartisano, alla guida della Uiltucs – hanno incassato 62 milioni di fondi e denaro pubblico, tutti erogati ed incassati attraverso i progetti su accoglienza ed immigrazione, ai quali i lavoratori erano gli unici professionalmente interessati ed impegnati per la buona accoglienza ed integrazione, le finalità delle coop erano solo quelle di distrarre denaro e non pagare gli stipendi”.
Gli inquirenti chiedono un processo per la moglie dell’onorevole, Liliane Murekatete, la suocera Marie Therese Mukamitsindo, i cognati Michel Rukundo e Richard Mutangana, oltre che per due collaboratori dei quattro, Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanabo Koburangyira. Agli imputati erano state applicate anche misure interdittive e sequestrato un totale di oltre 650mila euro.
Il sistema messo in piedi dalla famiglia di Soumahoro è stato definito dagli inquirenti come “connotato da rilevanti opacità nella gestione”, con fondi ingenti destinati alle coop “in parte non rendicontati, in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale e in parte destinati ad utilizzi anche all’estero e allo stato non chiariti”.

Esploso lo scandalo, Soumahoro difese la moglie e, per quanto riguarda le polemiche sui vestiti e le borse griffate indossati dalla donna, parlò di “diritto alla moda e all’eleganza”, aggiungendo che di quanto eventualmente accaduto in casa sua non sapeva nulla.

L’evasione fiscale sarebbe stata realizzata utilizzando fatture false per operazioni inesistenti e i soldi che servivano per i migranti sarebbero stati dirottati pure in Africa, dove Rukundo ha aperto un resort.

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