Balneari, ripartono le compravendite degli stabilimenti. Richieste fino a 700 mila euro

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ROMA – Tornano in auge le compravendite di lidi e stabilimenti balneari . Da parte del governo non c’è nessuna accelerazione sulla messa a bando delle concessioni balneari, proprio come si aspettavano i gestori, che da giorni si dicono ampiamente fiduciosi sul fatto che il governo difenderà a oltranza la tesi della “non scarsità” delle risorse e della non applicabilità della Bolkestein. Tanto sicuri che su Mondobalneare, portale di riferimento del settore, sono ripartite a pieno ritmo le compravendite di imprese balneari, con richieste anche di un certo calibro, che vanno dai 240 mila euro per un’attività turistica ad Anguillara, sul lago di Bracciano, alle porte di Roma, ai 700 mila euro richiesti per uno stabilimento balneare a Cervia, sulla Riviera Romagnola.

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E c’è chi neanche si sbilancia a proporre un prezzo, e parla di trattativa riservata. E’ il caso di uno stabilimento balneare di Bordighera (Imperia), “con annesso bar/ristorante sul mare”, che cerca una gestione da affidare per l’anno 2024, forse proprio tenendo conto dell’alea rappresentata dalla possibile riassegnazione delle vecchie concessioni. Nessuna richiesta di prezzo, solo un nome e un numero di cellulare, anche per “un’attività con avviamento ventennale” nella zona di Ancona.

Gli annunci in bacheca

Diversi annunci riflettono la cautela per le possibili applicazioni della Bolkestein: vendo o eventualmente affitto è una formula molto diffusa nella bacheca di gennaio. Ma ci sono anche molti gestori che sembrano non scommettere per nulla sulla riassegnazione delle concessioni, e vendono con apparente serenità, come se vendessero una vera e propria proprietà: dello stabilimento di Cervia per esempio si sottolinea il fatto che “è gestito da 55 anni dalla stessa famiglia”, e che ci sono stati rinnovamenti recenti delle strutture, dal grande pergolato realizzato nel 2020 alle sedie e tavoli rinnovati nel 2021 con i giochi per bambini. A Varazze (Savona) si vende il 50% delle quote di una società “che gestisce una storica concessione balneare da quasi trent’anni”. E sul litorale laziale si vende uno stabilimento “solo a persone del mestiere seriamente interessate”. C’è anche chi sfida apertamente la Ue: “Cedesi Società con spiaggia in affidamento e attrezzatura completa (no Bolkestein)”, scrive un gestore ligure.

La vendita delle concessioni balneari è permessa dalla legge: ad autorizzarla il Codice della Navigazione. L’art. 46 richiede però “la preventiva autorizzazione dell’autorità concedente”. E in ogni caso ad essere venduta è solo la licenza, non le strutture costruite sul terreno pubblico, che rimangono di proprietà del Demanio. Chi investe in questo momento una somma considerevole per acquistare una concessione su uno stabilimento balneare storico potrebbe ritrovarsi con un pugno di mosche tra uno o due anni, se il braccio di ferro tra la Ue e l’Italia dovesse concludersi con la messa a bando di tutte le concessioni balneari in essere.

Gli stabilimenti sullo scoglio

Ma le organizzazioni dei balneari non sembrano crederci. E anzi Assobalneari, aderente a Confindustria, ha rilanciato un corposo dossier fotografico che ritrae una serie di stabilimenti realizzati “in condizioni impervie”, per dimostrare che “anche le coste di natura rocciosa sono idonee per essere date in concessione ai fini di creare da zero una nuova impresa turistica che possa generare nuovi posti di lavoro e valorizzare un territorio difficile che altrimenti sarebbe abbandonato”, afferma il presidente Fabrizio Licordari. Ombrelloni su piattaforme di cemento, o sugli scogli: se si prende in considerazione tutta la costa, non soltanto quelle che nella considerazione comune sono considerate spiagge, viene meno il principio della “scarsità della risorsa come presupposto delle gare”, è il mantra dei balneari.

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