Banche, l’esercito degli esclusi: oltre 2 milioni non riescono ad accedere i servizi degli istituti

Pubblicità
Pubblicità

In Italia ci sono 2,3 milioni di persone che non hanno accesso ai servizi bancari di base e rischiano di finire nel mirino degli usurai. Una situazione che non ha pari nel resto d’Europa e che è andata aggravandosi in parallelo con la riduzione degli sportelli bancari “fisici”. Con il Mezzogiorno che paga il prezzo più salato di questa situazione. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito”, curato dal gruppo Banca Etica, in collaborazione con c.borgomeo&co e dalla Rete Italiana di Microfinanza, che Repubblica ha avuto occasione di visionare in anteprima.

Se l’accesso al mutuo diventa una chimera

Dalla ricerca emerge che l’Indice di Inclusione Finanziaria va peggiorando di anno in anno, tanto che ormai un milione di nuclei familiari (il 4,4% del totale non ha nemmeno un conto corrente o altro strumento per depositare il denaro) è escluso dai circuiti ufficiali, con circa 2,3 milioni di individui non bancarizzati.
Fra questi ultimi, il 78,2% vive nel Mezzogiorno. Se si prende poi in esame la quota di esclusione alla richiesta di mutui e prestiti (rifiuti e pratiche incomplete), il Sud del Paese e le Isole fanno segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%, per una dinamica che si conferma anche leggendo i numeri della raccolta rispetto agli impieghi (elaborati partendo dalle analisi della Banca d0Italia), con il Mezzogiorno che mostra una sperequazione tra le due voci, beneficiando solo del 15% degli impieghi contro un 19,2% di raccolta sul totale nazionale.

Numeri allarmanti, sottolineano gli autori dello studio, che evidenziano la necessità di allargare la disponibilità di strumenti educativi, culturali e finanziari per migliorare l’accesso ai servizi finanziari di base e al credito degli italiani.

Via libera alla nuova direttiva sul credito al consumo: perché i consumatori saranno molto più tutelati

Pesano le scelte di redditività dei gruppi bancari

La permanente difficoltà di accesso al credito da parte dei cosiddetti soggetti non bancarizzati risente anche della crescente desertificazione bancaria: nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6%). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, sei milioni in località con un solo sportello a disposizione (dati Fabi e Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl). “Sono dati che fotografano una caduta verticale della presenza di presidi ‘istituzionali’ del credito sui territori, peraltro sempre più interessati da forme rischiose e speculative di finanziamento (come la cosiddetta “cessione del quinto”, strumento talvolta utile, il cui impiego impone d’altro canto grande cautela) oppure rappresentati da società finanziarie borderline, attive ai margini del perimetro più vigilato e formalizzato”, spiegano gli analisti. “In un simile scenario, lavoratori precari e working poors, donne vittime di violenza diventano i target tristemente privilegiati dell’esclusione finanziaria”.

Di pari passo diventa sempre più consistente la quota di coloro che vengono espulsi dal sistema: “Una dilagante e sempre più allarmante situazione di sovraindebitamento, se non prontamente contrastata, è infatti destinata a espellere dal sistema finanziario milioni di persone, con il rischio di alimentare circuiti di finanziamento illegali legati alla criminalità organizzata”, si legge nello studio.

Trasferimenti flash, lo impone l’Europa

Il ruolo del microcredito

Una delle risposte a questa situazione può venire dal microcredito: la ricerca rileva come, nel corso del 2022 sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, grazie al lavoro di promozione di 130 soggetti. Lo strumento, che nelle sue varie forme (microcredito produttivo; microcredito sociale; microcredito per gli studenti; microcredito antiusura) si presta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, mostra peculiarità e limiti. Da un lato si registra una riduzione di impiego del microcredito sociale, dall’altro quello d’impresa favorisce i giovani (la popolazione under 30 copre l’83% di questi finanziamenti nel 2022), ma non raggiunge la popolazione straniera e migrante (2%). Il tutto a fronte di un evidente divario di genere, dato che solo il 40% dei microprestiti va alle donne.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *