Chamizo non è solo: l’Esercito lo convoca per lo scandalo di Baku e l’accusa di corruzione. E lo chiama anche Malagò

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Frank Chamizo non è solo. Nella stessa giornata in cui denunciava a Repubblica il clamoroso caso di corruzione al preolimpico di Baku, si faceva vivo uno dei suoi avversari storici. Pronto a solidarizzare, ricordando un episodio simile a quello subito dall’azzurro: a una story su Instagram rispondeva “l’arbitro ha fatto lo stesso con me” Razambek Zhamalov, russo che da questa stagione lotta per l’Uzbekistan. “Lo so fratello” gli ha risposto Chamizo, ricevendo dal suo amico-rivale una sentenza che in molti condividono in questo momento: “Stanno rovinando lo sport”.

Frank Chamizo: “Mi hanno offerto 300 mila dollari per perdere. Li ho mandati a f…”

La solidarietà sul web (ma ci sono anche gli hater)

È stato altissimo infatti il consenso sui social ricevuto da Chamizo, che ha coraggiosamente denunciato: “Sapevo che dovevo dare il doppio, il triplo in Azerbaigian, perché lottavo a casa loro e avevano comprato tutto. Sono venuti da me offrendomi dei soldi, 300.000 dollari per perdere. Ma io li ho mandati a f… perché non rappresento solo me stesso, ma anche l’Italia, la mia federazione, la Fijlkam, e l’Esercito”. Un fiume di consensi e solidarietà nel quale sono scivolate come sempre anche frasi di hater, legate alla scelta del lottatore di origine cubana di rappresentare l’Italia (alla quale ha portato due ori mondiali e quattro olimpici). La solita sporca routine. Ma la partita di Chamizo si gioca a ben altri livelli.

Malagò chiede lunedì il video dell’incontro

Che fosse successo qualcosa di grave l’avevano intuito anche al Coni. Il giorno dopo la sconfitta scandalo di Baku, il presidente Giovanni Malagò aveva voluto visionare il video degli ultimi secondi dell’incontro perso con l’atleta di casa, l’azero Turan Bayramov. Su quella decisione di cancellare la mossa vincente di Chamizo vista da cinque giudici, il n.1 del Foro Italico si è confrontato col presidente della Fijlkam Domenico Falcone. Poi Malagò ha contattato il lottatore, al quale è legato da un profondo affetto motivato anche dalle origini cubane, le stesse della madre del presidente. La Fijlkam è vicina al suo campione, ma teme anche ripercussioni a livello internazionale con federazioni potenti come Azerbaigian e Turchia. Malagò allo stesso tempo è un dirigente conosciuto a livello internazionale e membro del Cio, quindi la sua difesa del lottatore avrebbe anche un valore istituzionale. Quanto alla federazione internazionale UWW, che lunedì annunciava “l’Azerbaigian si qualifica in tutte le sei classi della lotta libera a Parigi 2024”, è attesa una reazione per capire se avvierà un’inchiesta interna dopo i fatti di Baku. Chamizo nel frattempo è stato convocato dall’Esercito. È tesserato presso il suo gruppo sportivo, ed è stato promosso caporal maggiore. Quindi deve dare spiegazioni, e chiarire il contenuto dell’intervista a Repubblica. Per poi gettarsi nella preparazione per l’ultimo preolimpico, a Istanbul dal 9 al 12 maggio e sperare, come ha detto lui, che “allenarsi il triplo basti” per qualificarsi per Parigi.

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