Commissariamenti, rese dei conti e rinvii: è guerra tra bande nei congressi di FdI

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ROMA — Livorno: guerra tra bande sulle tessere e federazione commissariata. Roma: conta rimandata a gennaio. Come probabilmente capiterà a Napoli, dove la segreteria di FdI pensa di spedire una «task force» per sedare gli animi un po’ troppo belligeranti delle fazioni locali. Giorgia Meloni sperava che filasse tutto liscio. Che i congressi provinciali di FdI, annunciati a settembre, si chiudessero a stretto giro e senza troppo clamore. Entro fine anno, per godersi il panettone e soprattutto la festa Atreju, che parte il 14. Invece non sono i Goblin di Tolkien a tormentarla, ma i suoi colonnelli, chiamati a gestire un frullatore di 280mila iscritti, lievitati rispetto all’anno passato, quando erano quasi la metà. Lungo lo Stivale il percorso si sta rivelando più accidentato del previsto. E non si tratta nemmeno di un congresso nazionale, che i Fratelli non celebrano da sei anni, era il 2 dicembre del 2017.

Il grattacapo più serio, per la premier, è al solito Roma. Il “padre di tutti i congressi”. Anche perché dentro e intorno al Gra ruota l’unica vera corrente di FdI capace di mettere in discussione alcune mosse della leader, i Gabbiani di Fabio Rampelli. Nella Capitale erano abituati a comandare, fino a quando Meloni, a febbraio, ha spezzato la tradizione: via il deputato rampelliano Massimo Miliani, il leader romano accusato di gestire un po’ troppo parzialmente il database degli iscritti, e commissariamento della federazione in mano al fidato Giovanni Donzelli. Il clima frizzantino di avvicinamento al congresso della Capitale ha prodotto una corsa forsennata a macinare iscritti. Risultato: tessere esplose, 43mila contro le 15mila del 2022. L’area lolliana, nel senso del ministro Francesco Lollobrigida, ne ha portate a via della Scrofa almeno 27mila, mentre i Gabbiani ne rivendicano 16mila. Ma i giochi, a Roma, sono tutt’altro che fatti. Rampelli continua a rivendicare la leadership. Per Milani, che vorrebbe tornare al suo posto. O addirittura per sé stesso, mormora qualcuno dei suoi, se venisse presentata come «candidatura unitaria». Perché sì, i rampelliani a conti fatti hanno solo il 35% dei tesserati romani, ma è anche vero che hanno giocato soli contro tutti, mentre l’area Lollo ha assemblato gruppi diversi. Nel giro Meloni non la vedono così. In rampa di lancio c’è il giovane deputato Marco Perissa. Un caminetto per appianare i dissidi ancora non c’è stato. E così la conta è rimandata: se ne parla a gennaio. Formalmente «per questioni logistiche, vanno inseriti i nomi degli iscritti nel server», è la spiegazione ufficiale, di chi non vuole mettere troppa zizzania. Ma è anche vero che in altre città, come Milano dove rivaleggia l’area La RussaSantanchè con quella di Carlo Fidanza, c’è già una data, sia per il congresso cittadino che per quello provinciale: il 2 dicembre. Mentre per Roma l’unico congresso fissato è quello dell’hinterland, sabato prossimo a Tivoli. Ma l’extra moenia capitolino è da anni considerato a via della Scrofa «roba di Lollo».

Roma non è l’unica spina, per la premier e la sorella Arianna, da settembre capo del tesseramento e responsabile della segreteria politica di FdI. A metà ottobre è stata commissariata la federazione di Livorno, Toscana donzelliana. Bizze sulla registrazione delle tessere tra due cordate, quella dell’ex presidente Giacomo Lensi e dell’ex rautiana Marcella Amadio. Per calmare le acque, Arianna ha spedito come reggente il senatore bolognese Marco Lisei.

Tira aria di rinvio a gennaio anche a Napoli, dove si fronteggiano l’area del deputato Michele Schiano e quella del senatore Sergio Rastrelli. E si è appena candidato in autonomia un ras delle preferenze come Marco Nonno, consigliere regionale sospeso per la legge Severino. Il caso Napoli è stato affrontato nelle ultime riunioni della segreteria congressuale. Con la decisione di spedire lì una «squadra speciale», di big nazionali, per evitare che la corsa assomigli a una giostra impazzita.

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