Confindustria: accordo Orsini-Gozzi per il dopo Bonomi, ma c’è il rischio di defezioni

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TORINO – Il numero uno dell’acciaio e presidente di Duferco, Antonio Gozzi, tra i due candidati rimasti in corsa per la guida di Confindustria alla vigilia del voto avrebbe scelto chi sostenere. Il Consiglio Generale è fissato per giovedì 4 aprile a Roma, Tra il patron della Erg, società che opera nel campo delle energie rinnovabili, e presidente del Sole 24 Ore, il ligure Edoardo Garrone, e l’amministratore delegato della Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti, l’emiliano Emanuele Orsini, Gozzi avrebbe deciso di stare dalla parte di Orsini.

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“Bisogna che la prossima presidenza metta la manifattura al centro”, aveva detto Gozzi ai suoi sostenitori la scorsa settimana, dopo aver deciso di non fare ricorso. E altro nodo fondamentale è l’Europa. Per l’uomo che rappresenta l’acciaio in Italia e che ha criticato molte delle scelte prese a Bruxelles proprio sull’acciaio, e non solo, è fondamentale che ci sia da parte del prossimo presidente di Confindustria “un forte presidio sulle politiche europee”. Ed è questo il punto che ha permesso di arrivare ad una sorta di accordo tra Gozzi che, per i saggi di viale dell’Astronomia, non ha raggiunto il sostegno sufficiente per essere ammesso alla seconda fase del tortuoso percorso per scegliere il successore del numero uno attuale, Carlo Bonomi. Per il presidente di Federacciai si tratta invece di un’esclusione ingiusta. Ma Gozzi ha voltato pagina. E non è escluso che possa essere lui stesso a rappresentare la squadra di Orsini a Bruxelles sui temi delle regole che riguardano l’industria. O comunque una persona a lui vicina, magari che faccia parte dell’associazione, come Giuseppe Pasini, oppure un’altra figura.

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Basterà questa intesa sull’Europa per spianare la strada a Orsini? Di sicuro incrementa le possibilità di elezioni per l’emiliano, anche se il blocco forte dell’industria del Nord-Ovest sta con Garrone. Non è un caso che la corsa del patron della Erg sia nata tra i grandi nomi dell’industria del Nord, ad iniziare da Marcegaglia. E il resto, soprattutto il Nord-Est e quello che rimane della Lombardia tolto Assolombarda, rappresenta più il modello della piccola e media impresa più vicina a Orsini. Blocco che non si sposterà in modo granitico. Si ipotizzano delle defezioni, molte. Con associazioni territoriali che ufficialmente lo appoggiano, ma poi all’interno sono divise e i componenti del Consiglio, nel segreto dell’urna, giovedì decideranno anche secondo coscienza cosa fare e non solo secondo l’ordine di scuderia.

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Tra le associazioni indecise ci sono le territoriali di Brescia e Bergamo. Tensioni anche a Vicenza e nelle due territoriali del Veneto. E poi cosa faranno Federchimica e Farmindustria? Potrebbero decidere di astenersi, non favorendo Orsini.

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