Cosa è e come funziona il Giurì d’onore richiesto da Conte per Meloni sul Mes. Il precedente per Donzelli

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“Quando nel corso di una discussione un deputato sia accusato di fatti che ledano la sua onorabilità, può chiedere al presidente della Camera di nominare una Commissione la quale giudichi la fondatezza dell’accusa”, il cosiddetto Giurì d’onore. Lo prevede il regolamento della Camera, all’articolo 58. E ora lo ha richiesto Giuseppe Conte per “accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio Giorgia Meloni” in Aula sul Mes”.

Cos’è e come funziona il giurì d’onore

Nella prassi parlamentare la nomina dell’organismo parlamentare, Giurì d’onore, presuppone tre elementi: innanzitutto l’addebito personale e diretto di un parlamentare nei confronti di un altro nel corso di una discussione; in secondo luogo l’attribuzione di fatti determinati e non quindi l’espressione di un giudizio o una opinione; e infine la possibilità che la Commissione di indagine – che non dispone di poteri coercitivi – possa acquisire elementi di conoscenza in ambito parlamentare o attraverso testimonianze spontanee degli interessati.

Il presidente della Camera assegna, recita ancora il Regolamento, “un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera, la quale ne prende atto senza dibattito né votazione”.

Il precedente

È la seconda volta da quando il governo Meloni è in carica che viene avanzata la richiesta di un giurì d’onore. A febbraio scorso fu il Pd a chiedere il giurì d’onore dopo le affermazioni di Giovanni Donzelli in Aula sul caso Cospito, chiamato a giudicare il comportamento del deputato di FdI che alla Camera aveva accusato il Pd “reo” di aver visitato in carcere a Sassari il 12 gennaio l’anarchico per verificare il suo stato di salute e ne mise in discussione l’onore con una pesante accusa, ossia di fare gli interessi dei mafiosi al 41 bis. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, aveva nominato la “commissione d’indagine” richiesta dai dem per “giudicare la fondatezza delle accuse” nei loro confronti. Il giurì era presieduto da Sergio Costa e composto da Fabrizio Cecchetti, Annarita Patriarca, Roberto Giachetti e Colucci. E Donzelli dopo aver ritrattato fu assolto.

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