Crimini e IA, il procuratore Romanelli: “Deepfake e terrorismo, il pericolo corre sempre più veloce”

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La minaccia dei deepfake, gli attacchi ai sistemi informatici, le nuove frontiere della tecnologia al (potenziale) servizio delle organizzazioni criminali. E soprattutto la necessità inderogabile di individuare sistemi di difesa in grado di prevenire attacchi informatici sempre più efficacemente subdoli.

A “Repubblica delle Idee” si parla di intelligenza artificiale e crimine: nella Cappella Palatina di Palazzo Reale, introdotti da Laura Pertici, il vicedirettore di Repubblica Carlo Bonini e Giuliano Foschini hanno dialogato con Maurizio Romanelli, procuratore reggente a Lodi 3 e da anni aggiunto a Milano, specializzato in antimafia e antiterrorismo, a lungo coordinatore dele indagini legate alle affiliazioni dell’Isis in Italia.

“L’urgenza rappresentata dall’intelligenza artificiale e a quanto orbita intorno al crimine cibernetico, espressione solo apparentemente distopica, è sotto gli occhi di tutti. – ha sottolineato Bonini, in apertura di lavori – Viviamo del resto immersi in una dimensione digitale ed è qui che fatalmente nuotano i pesci più pericolosi, attentando alla qualità delle nostre democrazie. Sempre più – ha aggiunto Bonini – la sfida delle organizzazioni criminali e terroristiche è così quella di aggredire il nemico attraverso le piattaforme digitali, infliggendogli alternativamente un danno – che può configurarsi nel furto di dati, denaro e in violazioni d’ogni genere – o manipolando informazioni, e dunque introducendo elementi falsi nel dibattito pubblico, fenomeno ancor più inquietante alla vigilia di una importante stagione di appuntamenti elettorali in Europa e nel mondo”.

“Ho trascorso lungo tempo a occuparmi di crimine organizzato e terrorismo, intuendo già da tempo l’impatto dell’intelligenza artificiale. – ha evidenziato Romanelli – I cosiddetti ‘cyber attack’ sono sempre esistiti, anche a livelli molto raffinati, ma certo l’intelligenza artificiale ha sensibilmente elevato la qualità. Oggi l’aggressore riesce sempre più a perfezionare gli attacchi, ricalibrandoli in base alla risposta del difensore. E poi – ha aggiunto il procuratore – c’è il meccanismo dei deepfake, che sono lo step successivo alle fake news, come insegnano tra gli altri i casi di Nancy Pelosi e di Taylor Swift. Ecco, c’è una qualità sempre più alta della falsificazione e una disseminazione che viaggia su velocità rilevanti: la smentita non è spesso in grado di coprire l’ampiezza della divulgazione”.

Strumenti che, immancabilmente, sono già da tempo a disposizione delle organizzazioni criminali. “Proprio così. – annuisce Romanelli – Nei mondi della radicalizzazione terroristica, di cui mi sono spesso occupato, la capacità di creare deepfake è terrificante e supporta le ragioni della stessa radicalizzazione, che fa leva spesso su destinatari deboli, incitandoli all’azione. Peraltro, macrostrutture come Islamic State e Al Qaeda hanno sempre avuto particolare attenzione per la tecnologia avanzata, coltivandola con competenze in grado di sfruttare l’intrinseca velocità di disseminazione propria dei sistemi informatici”.

I crimini legati all’IA non sono distanti dalla percezione dell’immaginario collettivo. “Tutt’altro, anche se spesso siamo portati a pensare a cose lontane. – rileva Giuliano Foschini – Ci sono storie della nostra quotidianità e casi eclatanti, come quello di una grande compagnia vittima, in queste settimane, di una truffa informatica in piena regola, con l’avatar del proprio ad che ha chiesto, in una videocall convocata attraverso una mail clonata, alla responsabile amministrativa di effettuare un bonifico consistente, in fretta. Per 3,5 milioni di euro. La questione, che non è caso al primo posto dell’agenda di molti dei governi, ci pone – in Italia – di fronte a una serie di interrogativi: siamo in grado di affrontare questi attacchi? Quale tipo di anticorpi abbiamo?”.

Ecco, a che punto è l’Italia con la formazione di questi ‘anticorpi’? Con grande ritardo, rispetto ad altri Paesi, abbiamo creato, da tre anni, un’Agenzia per la cybersicurezza, al termine peraltro di un faticoso percorso politico-istituzionale. – annota Carlo Bonini – Ma i segnali arrivati dal governo Meloni, in questo senso, non sono confortanti: non a caso, tra le prime cose che ha fatto il governo c’è la sostituzione dell’uomo messo a capo dell’Agenzia, tra i maggiori esperti del settore, che aveva la sola colpa di essere stato scelto dal governo Draghi. Insomma, la cybersicurezza non è un tema in cima alle priorità di questo governo, così come quello macroscopico della disinformazione”.

Il procuratore Maurizio Romanelli ha poi, in una sala decisamente affollata, parlato delle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale al servizio di crimine e terrorismo: “L’impiego di droni, con conduzione di sistemi di attacco intelligenti, e la capacità, che oggi appare distopica, di assumere da remoto il controllo di mezzi da impiegare in attentati terroristici sono rischi sempre più concreti. Ma è anche nel mercato finanziario che l’intelligenza artificiale sembra moltiplicare le possibilità di truffa, impattando sulle decisioni di migliaia di investitori anche attraverso oscillazioni artificiose dei prodotti, un fenomeno che chiede alla Borse risposte efficaci. E anche in questo caso – conclude – fake news e deepfake sono un’arma da cui guardarsi: già qualche anno fa una pagina falsa di Associated Press, apparentemente riconducibile all’account originale, riportava la notizia di un attacco alla Casa Bianca, con un impatto potenziale immediato sul mercato finanziario. Il futuro imminente ci impone di rispondere a questi tipi di rischi”.

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