Dieci morti sospette in corsia, processo da rifare all’infermiera di Piombino

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Conferma dell’assoluzione per sei dei dieci casi di morte sospetta in corsia al centro del processo. Ma un nuovo processo d’appello per valutare gli altri quattro casi, ritenuti ancora meritevoli di approfondimenti. Così Corte di Cassazione sul caso di Fausta Bonino, oggi 59enne, l’infermiera all’epoca in servizio nell’ospedale di Piombino accusata dell’omicidio volontario – attraverso l’iniezione di massicce dosi di eparina – di dieci pazienti. I giudici non hanno dunque confermato l’assoluzione in blocco stabilita dalla Corte di appello di Firenze, accogliendo almeno in modo parziale la richiesta del Pg di annullare quella sentenza.

I fatti contestati risalgono al 2014 e al 2015. I pazienti, secondo la ricostruzione, sarebbero morti in tutti i casi per gravi emorragie, causate proprio dall’uso di eparina.

Bonino, che fu anche arrestata nel 2016, era stata condannata all’ergastolo. La corte d’appello l’aveva poi assolta “per non aver commesso il fatto”, infliggendole un anno e mezzo per ricettazione, dopo che nella sua casa erano stati trovati alcuni medicinali. In primo grado invece era stata ritenuta colpevole per quattro dei dieci decessi in corsia contestati. Ora il passaggio in Cassazione e il nuovo sviluppo a sorpresa, con il caso che resta aperto almeno per alcuni dei presunti omicidi. Spetterà alla Corte di appello pronunciarsi sull’infermiera.

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