E a causa della Bolkestein Uliassi rischia lo “sfratto” del suo ristorante a Tre Stelle sulla spiaggia

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Non solo stabilimenti balneari ma anche ristoranti: sono diverse le realtà sulle spiagge, che adesso devono fare i conti con la Bolkestein, cioè la direttiva europea che chiede ai Paesi membri dell’Unione di mettere a bando le concessioni demaniali periodicamente. I governi italiani hanno continuato a rinviare la questione che adesso però è al centro di molti dibattiti. E dubbi.
Per quanto riguarda i locali sulla spiaggia, il pensiero corre subito a Senigallia, da Mauro Uliassi e il suo Tre stelle pieds dans l’eau.

Lei è concessionario dello spazio demaniale. “Sì, ho in concessione la spiaggia antistante il ristorante e lo spazio dove si trova il locale, peraltro con una piccola eccezione della parte più vecchia, di circa 20 m², che essendo stata costruita prima del 1940 è soggetta a un’altra concessione ancora. Su quest’ultima, per esempio, non posso fare lavori se non dopo specifiche autorizzazioni”.

Si parla sempre più insistentemente di Bolkestein. Lei sta già pensando al da farsi?
“Certo. Negli ultimi anni mi sono molto interessato all’argomento. Ho iniziato a informarmi fin dall’inizio, proprio per non trovarmi all’ultimo momento in difficoltà. Ma purtroppo non è chiaro che cosa dovremmo fare. In pratica, sono arrivato alla conclusione che è inutile prendere decisioni ora che non ho indicazioni al riguardo. Nessuno sa come si dovrebbe agire. C’è una sorta di vuoto informativo anche tra gli addetti ai lavori. Me lo dice anche il mio avvocato, esperto di questo settore. Ovviamente mi fido di lui e in ogni caso è l’unica cosa da fare, se no mi sarebbe già venuto il fegato grosso. Penso comunque che non valuteranno tutte le aziende allo stesso modo. La differenza spero la faranno le valutazioni di investimento che sono state fatte sopra le strutture.

C’è un piano B?
“Se per ipotesi qualcuno dovesse subentrare sul suolo dove c’è il ristorante Uliassi, è ovvio che è qualcuno che mi dovrà liquidare il valore dell’azienda. In effetti quello che ventilano – ma è davvero soltanto qualcosa che ho sentito dire senza certezze – è che dovrebbero essere assegnati dei punteggi stabilimento per stabilimento, locale per locale. Punteggi in base alle ristrutturazioni, alle migliorie apportate, agli investimenti, al giro d’affari. In base a questi punteggi, chi partecipa alle aste sa già più o meno che cosa si troverà di fronte. Per il suo valore, lo spazio demaniale in cui mi trovo io non dovrebbe essere molto appetibile proprio per quanto dovrebbero liquidarmi. Ma, ripeto, al momento sono tutte solo ipotesi.  Sono un po’ come diceva de Andrè “una parola vola di bocca in bocca“. D’altro canto è una situazione che stanno vivendo un po’ tutti quelli nella mia posizione e mi consolo con un detto marchigiano: mal in comune mezza allegria”.

Il suo ristorante, non è uno qualunque. L’unico tre stelle delle Marche, uno degli appena 13 in Italia. Un cambiamento la preoccupa in questo senso?
“Per quanto riguarda le stelle diciamo che non mi preoccupo più di tanto, perché resto fiducioso. Intendo dire che quand’anche le cose non andassero come spero e dovessi spostare il mio locale non cambierebbe nulla. Non sarebbe un nuovo ristorante, ma sarebbe un trasferimento, magari anche di pochissimi metri, con la stessa cucina, lo stesso staff. Adesso dobbiamo solo aspettare”.

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