FdI, una convention a urne aperte per lanciare la corsa di Meloni in Ue

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ROMA — Trecento chilometri dividono Pescara da Potenza. Il 21 aprile Giorgia Meloni salirà sul palco del capoluogo abruzzese, nelle ore in cui i lucani saranno in fila ai seggi per decidere il prossimo governatore. Formalmente, la presidente del Consiglio chiuderà l’assemblea programmatica di Fratelli d’Italia, indicando le prossime battaglie del governo e del partito. In realtà, sfrutterà quell’appuntamento per annunciare — questo almeno è l’orientamento che trapela — la sua candidatura alle Europee. Da capolista in tutta Italia. Sfidando le opposizioni e, soprattutto, l’alleato Matteo Salvini.

Precisazione necessaria, prima di andare oltre: comunicare la discesa in campo il 21 aprile non è il piano migliore, né quello che Meloni avrebbe preferito, se avesse potuto scegliere libera da vincoli di agenda e considerazioni di opportunità politica. L’idea era lanciarsi nella campagna elettorale una decina di giorni prima di quella data, nella prima metà del mese. Giochi di incastri, però, hanno deciso per lei: sarà lì che dovrebbe sciogliere la riserva.

In Basilicata, come detto, si voterà proprio in quelle ore. Esiste un tema di par condicio, visto il peso dell’intervento della premier ad urne aperte? Esiste il rischio di violare le regole del silenzio elettorale? No, è la linea consolidata a Palazzo Chigi. Ma perché non esporsi comunque prima di quel 21 aprile? Per una doppia ragione, spiegano. La prima: evitare di innervosire gli alleati (cioè Matteo Salvini) prima della chiusura delle urne in Basilicata: dopo il precedente sardo, meglio non rischiare faide interne al centrodestra. La seconda: per cavalcare quella che la destra considera una vittoria altamente probabile nella contesa lucana. Quando Meloni salirà sul palco di Pescara, le urne saranno ancora aperte. Ciononostante, la linea elaborata dalla premier è sostanzialmente questa: dirà che è in campo per l’Europa, che cerca il consenso degli italiani e lo peserà nel voto per l’Europarlamento, e dirà tutto questo sperando che la sera di lunedì 22 aprile — quando si chiuderanno i seggi — le elezioni in Basilicata rafforzeranno plasticamente la decisione di scendere in campo.

Sarà comunque un momento traumatico, per la destra. Salvini continua a chiederle di ripensarci, di non umiliarlo, di non metterlo in difficoltà, ma sa bene che la premier è pronta alla sfida. Sa anche che Antonio Tajani sarà probabilmente capolista con Forza Italia. Lasciando al leghista la scelta: restare fuori, da solo, o metterci la faccia, a costo di rischiare il fallimento e, soprattutto, la leadership. Sono ragionamenti che continuano a preoccupare la presidente del Consiglio, ma non al punto da indurla a farsi da parte (non per adesso, almeno, perché la politica vive di sterzate improvvise).

Oggi Meloni sarà al Cairo, per trattare un memorandum con Al Sisi. Ci arriverà inseguita dalle critiche di Elly Schlein, che ha bollato come «gravissimo» l’eventuale accordo con il regime egiziano, in cambio del blocco delle partenze dei migranti. Non è una posizione che frena la premier, convinta di dover costruire anche oltreconfine la campagna elettorale per le Europee. E di doversi blindare in patria nel partito e nel governo.

Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, la sfida si gioca a Roma proprio in queste ore: all’ora di cena, il candidato di Fabio Rampelli nel congresso capitolino è ancora in campo, contro il nome alternativo individuato da Arianna Meloni. Se entro mezzanotte nessuno dei due si ritira, lo scontro è inevitabile. E poi c’è il governo, dove le tensioni tra Salvini e Tajani sono ormai fuori controllo. I due faticano a confrontarsi, si avversano apertamente. Per capire l’aria che tira, basta riportare le parole del segretario del Carroccio, dedicate al berlusconiano che da membro del Ppe si prepara a una maggioranza Ursula con Pse e liberali: «Se qualcuno preferirà la poltrona e l’inciucio con i socialisti e con le sinistre, non farà un dispetto alla Lega e a Salvini, ma il male dell’Italia e degli italiani». Sarà dura tenere tutto assieme, dopo il 10 giugno.

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