Fleximan, il boia degli autovelox che fa proseliti anche in politica

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BOSARO (ROVIGO) — Inafferrabile come Lupin, vindice come Robin Hood, implacabile come Anonymous. Vezzeggiato dai tiktoker, dagli youtuber, dalla politica locale. E omaggiato dallo street artist, vedi il padovano Evyrein (quello che aveva immortalato Chiara Ferragni e Fedez come “pickpocket”, borseggiatori), che ne ha sublimato le gesta facendone una Beatrix Kiddo contemporanea, una Uma Thurman in tuta gialla che tiene in mano il suo scalpo: non Bill ma un palo con telecamera e sensori, un murales a meno di cento metri dalla Questura di Padova. Se ogni epoca ha gli eroi che si merita, benvenuti in quella di Fleximan, il flagello degli autovelox, il Diabolik delle fotocellule, il sabotatore — i sabotatori, o perché no?, le sabotatrici — dei rilevatori di velocità. Non oscurati con la vernice, troppo semplice: segati alla base col flessibile, impallinati o al massimo fatti saltare in aria con la polvere pirica, per la gioia di chi se ne infischia del codice, dei limiti e della sicurezza nella regione (il Veneto) dei 321 morti in strada nel 2022.

L’opera del writer Evyrein apparsa a Padova con Uma Thurman nei panni di “Kill Bill”: in una mano la spada e nell’altra un autovelox segato

Gli atti vandalici

Diciassette episodi, forse diciotto contando quello appena emerso a Santa Maria Maggiore, nella Val Vigezzo ossolana dove un cinquantenne è stato appena denunciato dai carabinieri per aver danneggiato due colonnine a novembre. Emulatore? Probabile. Come è quasi certo che lo siano gli aspiranti Fleximan di Boretto e Argenta in Emilia, quelli di Martignana sul Po e Albano Sant’Alessandro in Lombardia e i due incappucciati immortalati da una telecamera nell’astigiano poco prima di Natale con la loro bella sega elettrica. E allora meglio tornare agli undici sabotaggi registrati su statali e provinciali venete. E bisogna ripartire da questo palo arancione, rimesso in piedi ma non funzionante, sull’Adriatica tra Bosaro e Polesella, all’esterno dei cancelli della Fast Windows, ditta di serramenti ancora in allestimento. «Sì, stamattina c’era ancora la Polstrada a fare rilievi — raccontano all’interno — ma la telecamera non funziona più dall’anno scorso». Abbattuta due volte, il 18 maggio e il 19 luglio. Poi toccò a quella all’ingresso di Giacciano con Baruchella, sempre nel Polesine, dove l’antieroe lo chiamano “Veloman”. «Segata due volte, zing — conferma l’oste del bar Mantovani, in paese — e chi sarà stato? Costa fatica saperlo. Ma qui c’è esasperazione».

Educazione e prevenzione

Lo sanno gli investigatori coordinati da tre Procure, a caccia di telecamere utili da mesi. Ne hanno trovata una sola buona, a Rosolina, ai margini del Delta del Po. E nel frattempo il fronte si era spostato a nord, nel padovano, con pallini e il botto dell’autovelox alle porte di Cadoneghe, lì dove i residenti organizzati si erano messi a fare i cortei contro le multe e dove il comandante della Polizia locale è finito sotto inchiesta per l’affaire verbali. «Non crediamo che ci sia una stessa mano — ragiona un esperto investigatore alle prese con l’inchiesta — le tecniche sono state diverse e non immaginiamo qualcuno a fare sopralluoghi su un’area così larga. C’è stato effetto emulazione, che si sta allargando ultimamente». Al Passo del Giau, su in Cadore, a Carceri, infine a Villa del Conte dove Antonella Argenti, sindaca che gode di larga popolarità, si schiera con i tartassati: «La standing ovation che sta raccogliendo questi delinquenti, perché questo sono — premette — la dobbiamo ascoltare. Gli autovelox sono strumenti repressivi, l’Italia ne ha il triplo che nel resto d’Europa, la gente è stanca di essere vessata. Dovremmo fare educazione e prevenzione». Sarah Gajani, omologa a Villanova e a capo della federazione dei sindaci di zona, resta sul fronte legalista: «Useremo buonsenso e avvieremo una riflessione ma noi non facciamo cassa con le multe. E i velox ce li hanno chiesti i cittadini».

Non dimenticare le vittime della strada

Sono voci sempre più isolate. Fanno molto più rumore dichiarazioni come quelle di Alberto Stefani, deputato e segretario regionale della Lega, oltre che primo cittadino di Borgoricco, quando dice che «è importante ascoltare il disagio di cittadini, c’è un’esasperazione che va affrontata». O di Stefano Marcon, presidente della provincia di Treviso appena uscito polemicamente dal Carroccio, che spiega che «l’autovelox è uno strumento che non funziona, non ha fatto diminuire il tasso di incidenti». Corsa al consenso, parallela ai social. Bisognerebbe spiegarlo alla signora Franca Barison, presidente dell’Associazione vittime della strada del Camposampierese: per lei ieri rintoccava il 27esimo anniversario dall’addio alla figlia Elisa. «Una multa è meglio di una telefonata — sospira — lo voglio ricordare soprattutto a chi tifa per questi signori. Vergognatevi. è ora di vedere meno croci e mazzi di fiori ai bordi delle strade».

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