Fmi, limate le stime sull’economia. Lo spettro di una crisi finanziaria porterebbe il mondo in stagnazione

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Una strada che si dipana su un sentiero più difficile, con i rischi di atterraggio “duro” che tornano a salire. E’ la traiettoria dell’economia globale tracciata dal Fondo monetario internazionale nel suo outlook mondiale di primavera. Se da una parte la ripresa dalla pandemia, prima, e dall’invasione russa in Ucraian, poi, resta in pista, dall’altra parte le strette monetarie dettate dalle banche centrali stanno iniziando a farsi sentire sull’economa reale. Impattando sì in positivo sul contenimento dell’inflazione, ma anche facendo scendere le previsioni di crescita.

Nel complesso, il Fmi stima una minima nella progressione economica globale quest’anno con un +2,8%, per poi risalire ma solo leggermente a un “modesto” +3%. Previsioni limate dello 0,1 rispetto a gennaio. Per l’Italia, il documento indica una progressione dello 0,7% quest’anno e dello 0,8% il prossimo, anche in questo caso con scarti minimi sulla previsione precedente (migliora di 0,1 il 2023, peggiora della stessa misura il 2024). Numeri che si confrontano con una crescita dello 0,8% quest’anno per l’Eurozona (in cui spicca il -0,1% della Germania) e dell’1,4% il prossimo. Proprio nelle “economie avanzate” il blog dell’economista Pierre-Olivier Gourinchas indica l’anello debole nella crescita di quest’anno, con il Regno Unito visto a -0,3%.

L’inflazione globale è vista in calo, anche se meno marcato rispetto a quanto inizialmente stimato: dall’8,7% dell’anno scorso si prevede il 7% quest’anno e quindi il 4,9% il prossimo. Il menu dei rischi al ribasso sullo scenario parte proprio dai prezzi. Questi sono infatti in discesa, ma negli ultimi mesi è stato il rientro dei beni energetici verso livelli più “normali” a spiegare il calo degli indici generali dell’inflazione. Quella core, che riguarda i beni e servizi al netto delle componenti volatili come appunto l’energia o gli alimentari, è ancora ben piantata tra gli indesiderati commensali al tavolo. Per di più, l’attività economia e il mercato del lavoro non mostrano quei cedimenti che si aspetterebbe – vista la fase inoltrata di rialzo dei tassi – e questo depone ancora a favore di un percorso di rientro più lungo del previsto.

Si rischia la spirale prezzi-salari? Per Gourinchas non dovrebbe andare fuori controllo: i salari nominali continuano a non tenere il passo dell’inflazione, quindi quelli reali stanno scendendo. Eppure le aziende ancora domandano lavoro, che faticano a trovare. Prima o poi, è il ragionamento, i salari saliranno per davvero; ma le stesse aziende hanno incrementato i margini più di quanto non sia salito il costo del lavoro, e dovrebbero dunque esser in grado di assorbire i costi senza accendere la miccia della spirale.

I rischi finanziari e lo spettro di una stagnazione globale

Più preoccupanti sono ritenuti i segnali di instabilità dati dai mercati finanziari: è successo prima nel Regno Unito, dove in autunno il governo era stato costretto a una rapida retromarcia dopo che i mercati ne avevano bocciati i piani di spesa. E ora con le banche americane e il Credit Suisse. Il World Economic Outlook immagina anche uno scenario in cui le banche, costrette da costi di finanziamento più alti e dalla necessità di esser prudenti sul fronte delle erogazioni, dovessero tagliare ulteriormente i prestiti: ne derivebbe un ulteriore rallentamento della crescita di 0,3 punti. Se poi i nervi del mercato saltassero ulteriormente, e si scatenasse un cosiddetto evento risk-off in cui i capitali volano verso i beni rifugio, “ci sarebbe un impatto drammatico sulle condizioni di finanziamento e delle finanze pubbliche, specialmente nei mercati emergenti e in via di sviluppo”. In questo caso, la crescita precipiterebbe all’1 per cento e ci sarebbe un rischio concreto di stagnazione globale.

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