Gli italiani tornano a mangiare fuori: oltre 9 mila ristoranti in più rispetto al 2019

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ROMA – Tornare a mangiare fuori è la prima cosa che gli italiani hanno fatto, all’indomani del lockdown. I ristoranti hanno aggiunto tavoli all’esterno, colonizzato piazze e marciapiedi, dotato i camerieri di guanti e mascherine e rimesso i piatti in tavola. Ecco perché la ristorazione italiana non si è limitata a recuperare i livelli preCovid, ma li ha già ampiamente superati: rispetto al 2019, emerge da un’elaborazione di Uniocamere-InfoCamere sui dati del registro delle imprese (al 31 dicembre 2023), ci sono 9.261 imprese in più. E quasi la metà sono state aperte l’anno scorso: nel confronto 2022-2023 le imprese che operano nella ristorazione fissa e mobile sono 4.253 in più, con un aumento dell’1,9%. Un aumento registrato anche a dispetto delle difficoltà del settore, in affanno sulla ricerca di lavoratori dalla ripresa delle attività, all’indomani della pandemia.

Le imprese

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Quasi la metà dei nuovi ristoratori sono stranieri

Un balzo che vede in primo piano gli imprenditori stranieri. Infatti rispetto al 2022 ci sono 1.888 esercizi in più nella quota delle attività guidate da stranieri, che arrivano a 34.334, ormai ben oltre una su dieci, quindi (che è invece un tasso medio che riguarda il totale delle imprese). In termini percentuali, le imprese guidate da stranieri aumentano del 5,7%. Dall’ultimo rapporto Fipe-Confcommercio emerge come è soprattutto nel Nord Italia che si riscontra una forte presenza di ristoranti e take away gestiti da imprenditori stranieri: in testa la Lombardia.

Bene le donne, in calo gli under 35

Ma prosegue anche la crescita delle imprese di ristorazione al femminile (più 1,20%): ce ne sono 692 in più nel 2023, e il numero assoluto supera leggermente le 58 mila. Oltre un’impresa di ristorazione su quattro dunque ha a capo una donna.

Non va molto bene invece ai ristoratori under 35, che calano del 2,74%: significa 782 imprese in meno, il numero assoluto scende a 27.653. A frenare i più giovani probabilmente le difficoltà dovute all’aumento dei costi, esplosi dal 2022: costi dell’energia, ma anche delle materie prime.

In crescita lo street food

A crescere non è soltanto la ristorazione classica, ma anche lo street food, infatti i 226.296 ristoranti iscritti al 31 dicembre 2023 al registro delle imprese includono anche 3.901 esercizi di ristorazione ambulante. Un fenomeno soprattutto meridionale: tolta la Lombardia che primeggia con 524 punti street food, emergono la Puglia con 449 esercizi e la Sicilia con 441.

Valle d’Aosta prima, ma poi brilla il Mezzogiorno

Anche in termini complessivi, considerando tutti i tipi di ristoranti, è nel Mezzogiorno che si registra maggiore movimento, con l’eccezione della Valle d’Aosta che si piazza al primo posto con 22 ristoranti in più nel 2023 (l’aumento percentuale su base annua è del 3,1%). Ma nella top ten degli aumenti ci sono ben dieci Regioni meridionali: Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Campania, tutte con variazioni superiori al 2% rispetto al 2022. Al terzo posto il Lazio, completano la classifica Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Nel confronto con il 2019 emerge ancora di più la corsa del Mezzogiorno: la Sicilia è prima, con un aumento del 14,4%, e oltre 2.200 ristoranti in più rispetto al pre-pandemia. Alla corsa per l’apertura di nuovi punti di ristoro in Sicilia stanno partecipando anche le grandi firme della moda: a Taormina nel giro di pochi mesi sono apparsi il primo Louis Vuitton Café e a breve arriveranno Dolce & Gabbana, per riaprire lo storico Mocambo. Seguono, nella classifica sul confronto prepandemia, Calabria e Campania, con un aumento del 10%. Le tre Regioni meridionali sono le uniche con un aumento a due cifre nei quattro anni considerati.

La classifica che invece guarda ai numeri assoluti vede primeggiare la Lombardia, con 31.733 ristoranti, seguita dal Lazio (25.015) e Campania (21.954).

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