Governo, domande e risposte sulla crisi. Le 48 ore di Fico per trovare una via d’uscita

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A cosa serve il tavolo tecnico voluto dall’esploratore Roberto Fico?

A definire un programma comune che possa cementare la maggioranza M5S, Pd, Leu, Italia viva ed Europeisti e portare a un nuovo accordo su Giuseppe Conte premier, il Conte ter.

No, perché sia il capo politico dei Vito Crimi, sia il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, hanno invocato un cronoprogramma, Renzi ha precisato di volere “un documento scritto”, dove mettere nero su bianco i punti da attuare. Anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha invocato “un contratto di legislatura”.

Quali sono i punti che dividono Conte da Renzi?

-Il Mes. Conte e i Cinquestelle non vogliono il prestito europeo da 37 miliardi per la sanità, Renzi sì, anche se nelle ultime ore ha ammorbidito la sua posizione.
-La giustizia. Renzi contesta la riforma della prescrizione voluta dal Guardasigilli Alfonso Bonafede.
-Il Recovery. Renzi chiede di ridiscutere il merito del piano per i fondi europei, e ridefinire la governance immaginata dal premier.
-Su altri punti, come l’abolizione, o ridiscussione, del reddito di cittadinanza, c’è un asse Pd-Italia viva.

Perché serve un contratto scritto?

Per superare le diffidenze reciproche (prima del passaggio al Quirinale Pd e M5S avevano detto di non volere più i renziani in maggioranza) e formalizzare un accordo. “Verba volant, scripta manent”, ha detto Renzi. Una volta fatto si passerà ai nomi.

Renzi pretende di cambiare pure i ministri?

È notorio che preferirebbe un avvicendamento dei ministri Alfonso Bonafede (giustizia) e Lucia Azzolina (scuola). Da mesi inoltre conduce una dura campagna contro il commissario Domenico Arcuri, che sovrintende alla campagna di vaccinazioni. Arcuri è a rischio. Anche il ministro dell’economia Roberto Gualtieri è in bilico per come ha gestito il Recovery: è contestato da Italia viva, ma pure da M5S e Pd, che lo ritengono troppo autonomo e vicino a Conte. Lo difende invece Confindustria. Quella sui nomi è la partita più complicata.

Il nome del premier quando verrà scelto?

Quando sarà definito l’accordo di programma. Ma l’unico nome in campo è quello di Conte. Questo è il mandato di Fico.

Quindi entro stasera va firmato il contratto?

In teoria c’è tempo fino a domani in giornata.

Ma quando deve ripresentarsi Fico al Quirinale per riferire a Mattarella?

Entro la sera di martedì 2 febbraio. Venerdì scorso il presidente Mattarella gli ha conferito un mandato esplorativo per cercare di fare da paciere e ridefinire una maggioranza attorno al Conte ter: gli incontri servono per vedere se ci sono le condizioni per un ritorno dei renziani al governo, dopo le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti.

E se Fico non rispettasse il termine indicato dal Quirinale?

In teoria potrebbe chiedere più tempo, altri due giorni. Mattarella ha chiesto di fare presto, perché la pandemia esige un governo forte subito, ma probabilmente glieli concederebbe.

Se invece Fico tornasse domani al Colle a mani vuote?

Se invece Fico fallisse, nel caso Renzi ponesse un veto definitivo sul nome di Conte, a quel punto s’imporrebbero nuove consultazioni. Mattarella dovrebbe sbrogliare la pratica daccapo. Il Presidente sarebbe costretto a sondare i gruppi parlamentari su tre opzioni: un altro premier a capo della maggioranza giallorossa; un governo istituzionale, allargato stavolta ai partiti dell’opposizione; un esecutivo elettorale che conduca il Paese al voto a giugno.

Da quanto tempo dura la crisi?

Formalmente si è aperta dal 26 gennaio, con le dimissioni di Conte al Quirinale. Conte lo scorso 18 e 19 gennaio aveva incassato la fiducia alla Camera e al Senato, ma al Senato non ha più la maggioranza assoluta, dopo la defezione dei 18 renziani. Li ha sostituiti solo parzialmente con il gruppo di 10 europeisti, gliene mancano quindi sette per poter fare a meno di Renzi. Non li ha però trovati. Renzi resta decisivo.

Renzi cosa vuole esattamente?

Renzi non vuole andare al voto, e quindi cercherà di portare a casa il miglior risultato possibile, accontentandosi forse di un Conte ter nel quale avrebbe molto più peso. Ma potrebbe ribadire il suo no a Conte, imponendo un altro premier a capo dei giallorossi. In subordine ecco il governo istituzionale, guidato da Mario Draghi. Una soluzione indigeribile per il Partito democratico. Questa è la partita in corso.

Come finirà?

Stasera si capirà meglio.

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