I viaggi a Palermo della postina segreta di Messina Denaro. Caccia agli altri complici

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Il 31 luglio 2022 Martina Gentile, fidata postina di Matteo Messina Denaro, fece un viaggio molto particolare, a Palermo: «Per consegnare della posta», scrivono i magistrati della direzione distrettuale antimafia nella richiesta di arresto per la giovane, che martedì è finita ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento aggravato.

Alle 9,37 — hanno ricostruito i carabinieri del Ros esaminando le chat del telefonino — la maestra mandava un sms al suo medico: «Buongiorno dottore ho una febbricola e non posso andare a lavorare, può mandarmi certificato?». Poi, alle 11,13, inviava un altro messaggio, alla cugina: «Io sto andando a Palermo, non so a che ora torno. Ci sentiamo quando rientro, casomai».

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I magistrati hanno scoperto la missione di Martina Gentile a Palermo esaminando il calendario da tavolo che Messina Denaro conservava nel suo covo di Campobello. Proprio alla data del 31 gennaio, il boss aveva scritto: «Invio Tany». C’erano dei biglietti in partenza, come in altre date. A chi dovevano essere consegnati a Palermo? Martina Gentile resta una fedele custode dei segreti del superlatitante. A Palermo, Messina Denaro aveva forse contatti con medici, o con altri capimafia, o con professionisti e imprenditori, per la gestione dei suoi affari.

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Il giorno in cui fu arrestato, il 16 gennaio scorso, sorse subito il sospetto: com’è possibile che il latitante si sia mosso nella zona di San Lorenzo senza alcuna copertura da parte del potente mandamento mafioso che opera sul territorio? In occasione di alcune visite, Messina Denaro potrebbe anche aver dormito a Palermo. Per questa ragione, pure nel capoluogo si sono addentrate le indagini del Ros alla ricerca del misterioso covo, dove potrebbe essere conservato l’archivio del superlatitante. Le indagini sono partite dalle chiavi che Messina Denaro aveva con sé al momento dell’arresto.

Scrivono il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova: «Sono in pieno svolgimento le delicatissime investigazioni sulla copiosissima documentazione sequestrata nel covo di Messina Denaro, come visto interamente cifrata per le parti di interesse mafioso o relative alle reti di protezione sapientemente costruite dal latitante, delle quali Martina Gentile costituiva un anello indispensabile». Messina Denaro scriveva di lei alle sorelle: «Ha il mio carattere perché gliel’ho insegnato io, però lei era predisposta». Insomma, una complice perfetta, che davanti alle telecamere che cercavano di intervistarla dopo l’arresto della madre, a maggio, mostrava l’atteggiamento della vittima. «Non so nulla», ripeteva. «E non può diventare una colpa portare un certo cognome».

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Invece, lei era orgogliosa dei cognomi di famiglia: suo nonno era lo storico capomafia di Campobello, suo padre uno dei sicari più fidati di Messina Denaro, oggi è rinchiuso all’ergastolo. «La Gentile ha avuto il medesimo grado di consapevolezza che può essere riconosciuto alla madre — scrivono ancora i magistrati — e non solo perché condivideva con quest’ultima tutti i segreti codici linguistici utilizzati per la rete logistica di supporto, ma perché dalle sue condotte traspariva nitidamente una vera e propria venerazione per ciò che Matteo Messina Denaro è stato fino al 16 gennaio 2023: un pericoloso e sanguinario capomafia».

Ora la giovane rischia pure di perdere la figlioletta. La procura per i minorenni ha chiesto la decadenza della responsabilità genitoriale per Martina Gentile e per il marito. Per distribuire i pizzini in tutta sicurezza, portava la bambina con sé in passeggino.

Intanto, la maestra Laura Bonafede scriveva al boss: «Mini cugino (la figlia di Martina, ndr) ti conoscerà dai miei racconti e da quelli di Tany perché sei stato e sei troppo importante per noi». Parole che fanno davvero paura.

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