Il Gender gap negli enti locali: le laureate sono il doppio degli uomini, ma i capi maschi sono di più

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Il gender gap c’è, e si vede, anche negli enti locali. Nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni le donne laureate sono quasi il doppio dei loro colleghi maschi, ma poi, quando si va a studiare chi siede in ruoli di vertice, di maggior prestigio e responsabilità allora si scopre che i capi uomini sono molti di più. Il 59% contro il 41% delle donne.

I dati sono frutto di una ricerca del Centro Studi Enti Locali sui numeri della Ragioneria dello Stato del 2021 ma lo squilibrio è stabile: nessuna variazione significativa. Per rinvenire una traccia di tendenziale cambiamento, bisogna spostare le lancette dell’orologio indietro di altri 5 anni quando, nel 2011, a fronte di una forza lavoro al 53% di segno femminile, le donne nei posti di comando erano solo il 38% del totale, il 3% in meno rispetto all’ultima rilevazione.

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Nel mondo della pubblica amministrazione italiana le donne rappresentano il grosso della forza lavoro (1,9 milioni contro 1,3 milioni di uomini) e le funzioni locali non fanno eccezione: le dipendenti sono il 56% del totale.

In generale due su tre degli oltre 490mila dipendenti degli enti locali italiani ha il diploma, uno su tre si è invece laureato. Guardando al genere ecco le percentuali: tra le donne la percentuale di chi ha conseguito almeno una laurea triennale sale al 37% contro il 27% dei colleghi uomini, ma i ruoli di maggior peso nel 59% dei casi sono affidati a dipendenti di sesso maschile. E in nessuna Regione i ruoli apicali sono ricoperti prevalentemente da donne.

Lo scarto più vistoso è quello del Trentino-Alto Adige che, sebbene abbia 7 dipendenti su 10 di sesso femminile, vede gli uomini sedere sul 58% delle poltrone di peso. Non lontano il Veneto dove il 60% dei dipendenti è donna ma il 65% dei dirigenti, segretari e direttori generali è uomo. Le uniche regioni in controtendenza, da questo punto di vista, sono l’Abruzzo, la Calabria, la Campania e il Molise. Sebbene anche in questi casi le dirigenti donna rappresentino una minoranza, la percentuale è superiore.

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In assoluto le pubbliche amministrazioni locali con più dirigenti donna sono quelle abruzzesi (48%). Seguono Molise e Valle d’Aosta (47%), Emilia Romagna (46%), Calabria, Campania e Liguria (45%), Friuli Venezia Giulia, Lazio e Lombardia (43%), Trentino Alto Adige e Sardegna (42%), Basilicata e Piemonte (41%), Umbria (40%) e Puglia (39%). Chiudono la classifica le Marche e la Toscana (38%) e la Sicilia e il Veneto, dove i ruoli apicali sono appannaggio femminile solo nel 35% dei casi, anche se in entrambe le regioni più del 60% dei dipendenti sia donna.

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