Ilaria Salis, il padre a Strasburgo: “Mia figlia è molto agitata dalle dichiarazioni del governo ungherese, è un processo politico. Il 28 marzo chiederemo i domiciliari a Budapest”

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“Mia figlia è molto agitata e demoralizzata. Le ultime dichiarazioni del governo ungherese, le ingerenze del potere esecutivo su quello giudiziario la lasciano molto perplessa. E non ci fanno sperare per il meglio. Sono ingerenze che arrivano da chi accusa la stampa italiana di fare pressioni sulla magistratura ungherese. Dichiarazioni che se non fossero vere sarebbero ridicole”. Roberto Salis, padre di Ilaria, l’antifascista militante italiana reclusa in Ungheria da 13 mesi, racconta le condizioni di sua figlia e spiega le prossime mosse processuali in quello che si augura sarà un “processo equo giusto”. E lo racconta nella sala stampa del Parlamento europeo a Strasburgo per una conferenza organizzata dagli europarlamentari Brando Benifei (Pd) e Massimiliano Smeriglio (Avs) a cui sono stati invitati gli europarlamentari Rosa d’amato (Greens), Nicola Danti (Iv), Sabrina Pignedoli (M5s). Che hanno dato vita poi a un flash mob davanti alla plenaria.

“Il 28 marzo – annuncia – ci sarà la prima udienza operativa a Budapest e finalmente presenteremo l’istanza per i domiciliari in Ungheria. Le tre precedenti richieste di domiciliari in Italia – chieste per ragioni di sicurezza che non sembravano garantite in Ungheria – erano state rigettate – prosegue Salis – La prossima sarà presentata alla luce delle norme europee: c’è una decisione quadro del 2009 per garantire che qualsiasi cittadino europeo ovunque compia un reato abbia stessi diritti alle alternative alla carcerazioni. Ma è una convenzione non attuata, e questo è abbastanza anomalo”.

“La situazione di mia figlia – aggiunge Roberto Salis – è diventata sempre più un processo politico. I primi 35 giorni di reclusione sono stati oltre il limite della tortura. E poi è arrivato un atto di accusa più grave rispetto alle indagini condotte dalla polizia e i capi di accusa sono aumentati. Questo ha determinato una situazione molto critica per mia figlia”. Non solo, aggiunge Salis. “Il portavoce del primo ministro ungherese ha negato che sia inumano trascinare un imputato in catene, ha screditato l’avvocato difensore magiaro di mia figlia perché oppositore politico, ha diffamato Ilaria dicendo che ha solo terza media, ha racconta che lei ha potuto avere contatti con noi sin dal primo giorno, quando invece sono passati 6 mesi e mezzo dall’arresto alla prima telefonata”. E ancora: “Dello stesso tono sono state le dichiarazioni dell’ambasciatore ungherese in Italia che racconta che Ilaria è stata condannata per gli stessi reati in Italia: l’ennesima falsità. L’ultimo intervento del ministro degli Esteri ungherese ci ha spiazzato ancora: indica mia figlia come già colpevole e auspica una pena esemplare”.

“Tutto questo – dice Salis – è inaccettabile in uno stato di diritto ed è inaccettabile che venga da uno Stato dell’Unione europea“.

Quanto a sua figlia e alle condizioni detentive, Salis racconta ancora: “Qualcosa è cambiato solo dopo la diffusione delle immagini di Ilaria in catene. Sia nelle relazioni diplomatiche che in carcere, ma restano carenze detentive drammatiche: mia figlia deve restare in cella 23 ore al giorno”.

Per Smeriglio “questa storia parla di libertà della magistratura rispetto alla politica, di diritti umani, del diritto ad avere un processo giusto.E su questo il governo italiano e l’Unione europea possono fare molto e noi continueremo a batterci”. Secondo Benifei “il rispetto della dignità che va garantito a tutti i cittadini anche in condizioni di costrizione si scontra in questo caso con una lunga detenzione preventiva, con le condizioni di carcerazione e con le carenze di chi dovrebbe tutelare i diritti degli italiani”. Da qui “l’appello anche al governo o affinché tutti si attivino per fare la loro parte” e “l’interrogazione che abbiamo presentato al Parlamento europeo per avere chiarezza su come l’Ungheria spende i suoi fondi nazionali per sostenere il giorno dell’onore di profumo neonazista”, quello cioè in cui Ilaria Salis, accusata di aver aggredito tre estremisti di destra, è stata arrestata.

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