Insulti a Rackete, il Senato nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini

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L’Aula del Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti Matteo Salvini. Il ministro delle Infrastrutture è accusato di diffamazione aggravata nei confronti di Carola Rackete, all’epoca dei fatti comandate della Sea Watch 3. Con il voto di oggi, Palazzo Madama ha accolto la relazione della Giunta delle immunità, approvata il 28 febbraio 2023, che ritiene le parole del leader coperte da insindacabilità. A votare contro l’autorizzazione sono stati i partiti di maggioranza. Si sono invece espressi a favore le forze di opposizione: Pd, M5s, Avs. Tra gli astenuti i senatori di Italia Viva. 

La vicenda risale al giugno del 2019, quando Matteo Salvini ricopriva la carica di Ministro dell’Interno. Il segretario del Carroccio aveva definito Rackete con espressioni come “sbruffoncella”, “fuorilegge” e “delinquente”. Il tutto a seguito del salvataggio di 53 migranti che l’allora capitana della nave Sea Watch condusse nella zona di competenza libica. A scatenare la furia del ministro, la manovra con cui Rackete forzò il divieto di approdo deciso da Salvini. 

“Grave che il Senato non abbia concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini accusato di aver offeso ripetutamente Carola Rackete. Come Avs abbiamo votato a favore dell’autorizzazione perché riteniamo che quanto detto da Salvini erano insulti e non opinioni. L’insindacabilità è una cosa diversa e quanto avvenuto oggi in Senato rischia di diventare un precedente pericoloso”, ha dichiarato il capogruppo dell’Allenza Verdi e Sinistra Peppe De Cristoforo 

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