Israele, il vaccino Pfizer efficace al 92%. Al via somministrazione agli adolescenti

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GERUSALEMME – Mentre la campagna vaccinale in Israele prosegue al ritmo di 200mila iniezioni al giorno, e nel contempo il governo sta valutando il prolungamento del terzo lockdown, il ministero della Salute presenta i primi dati sull’efficacia del vaccino Pfizer: su 715.425 vaccinati con entrambe le dosi del siero, a una settimana dalla somministrazione della seconda dose, 317 sono finora risultati positivi al Covid, ovvero lo 0,04%. Tra questi, solo 16 (0,002%) sono stati ricoverati.

Un altro dato che sembra dimostrare l’efficacia del vaccino riguarda i pazienti ricoverati in condizioni gravi: attualmente sono 1,132 (di cui 306 in terapia intensiva), e tra loro il 9,3% appartiene alla fascia degli ultrasessantenni. Prima dell’inizio della campagna vaccinale il 20 dicembre, erano invece il 13,6% dei malati gravi. Il calo dei ricoveri gravi tra la popolazione più a rischio – quella che per prima ha avuto accesso all’inoculazione – è un dato che gli esperti considerano incoraggiante e indicativo dell’impatto positivo del vaccino sulla morbilità.

Altri dati presentati da Maccabi – una delle quattro casse mutua incaricate della somministrazione – indicano un’efficacia del vaccino del 92%. “È un risultato preliminare incoraggiante”, ha detto la dottoressa Anat Aka Zohar, a capo della divisione della salute digitale di Maccabi. “Continuiamo con il monitoraggio per verificare se si raggiunge la soglia di efficacia del 95% provata nella fase dei test clinici di Pfizer”.

Delle 248mila persone prese in esame da Maccabi a una settimana dalla seconda somministrazione (ossia quando, secondo Pfizer, il vaccino garantisce l’immunità), 66 sono risultate positive e nessuna tra loro è considerata un malato grave o ha necessitato di ospedalizzazione. Al contempo, un gruppo di controllo di persone non vaccinate ha riportato un tasso di morbilità 11 volte superiore al gruppo dei vaccinati. Secondo gli esperti, questo potrebbe essere indicativo della possibilità che il vaccino, nei casi in cui non risulta efficace, possa provocare forme più leggere di malattia nelle persone a rischio.

Dall’inizio della campagna vaccinale, 3 milioni di persone sono state vaccinate con la prima dose e 1 milione e mezzo anche con la seconda, su una popolazione totale di poco più di 9 milioni di abitanti. L’82% delle persone di età pari o superiore a 60 anni è già stato vaccinato almeno con la prima dose, con un picco del 91,3% tra i settantenni. Questa settimana il governo ha esteso la possibilità di vaccinarsi a partire dai 35 anni e la settimana prossima il ministero della Salute valuterà se estendere la campagna a tutti i cittadini e residenti senza restrizioni.

Inoltre, da una settimana anche gli adolescenti tra i 16 e i 18 anni possono vaccinarsi, decisione presa per agevolare la possibilità di svolgere in classe gli esami di maturità che stanno per iniziare. Nei giorni scorsi, il ministero della Salute ha impartito una direttiva speciale secondo cui è possibile vaccinare anche bambini sopra i 12 anni, in casi di malattia grave pregressa o situazioni a rischio, e passando attraverso una commissione speciale che valuterà ogni domanda. A oggi, dieci bambini sotto i 16 anni con quadri clinici complessi sono stati vaccinati senza riportare effetti collaterali.

Attualmente, il vaccino di Pfizer e Moderna è raccomandato a partire dai 16 anni e le due compagnie stanno svolgendo i test clinici sui bambini, che non saranno però completati prima dell’estate.

La settimana scorsa è stato reso noto che Israele ha firmato un contratto con Pfizer in cui, in cambio della presentazione settimanale di dati sull’andamento della campagna vaccinale, la compagnia farmaceutica si impegna a fornire le dosi necessarie al “mantenimento del tasso di vaccinazione necessario a raggiungere l’immunità di gregge il prima possibile”, si legge nel contratto che è stato reso pubblico su richiesta di associazioni per la tutela della privacy.

Nel frattempo, la variante inglese del Covid, responsabile ormai del 70% dei contagi, sta colpendo duramente il Paese in questa terza ondata: solamente nel mese di gennaio sono decedute oltre 1,200 persone, su un totale di 4,609 decessi dall’inizio della pandemia. Il governo ha disposto la chiusura totale dei confini, con il blocco di tutti i voli passeggeri fino al 31 gennaio, che presumibilmente verrà esteso ancora per due settimane secondo quando annunciato dal premier Benjamin Netanyahu ieri.

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