L’azienda che produce scarpe meno impattanti. “Ce lo chiedono i clienti”

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Può la tutela dell’ambiente passare per le scarpe? È quello che hanno pensato 28 anni fa i designer e i ricercatori di S.c.a.r.p.a. azienda trevigiana, leader nella produzione delle calzature di montagna e outdoor, quando hanno deciso di aprire un proprio Green Lab direttamente nella fabbrica, ad Asolo. Lungimiranza? Oggi hanno raggiunto l’autonomia energetica. Non solo. Tre tonnellate di scarti, che Scarpa aveva accuratamente stoccato e catalogato dal 1995, si sono trasformate oltre vent’anni dopo, in una calzatura super tecnologica.

Mojito Bio, la prima calzatura certificata biodegradibile al 100%

Da quel laboratorio sono così nate la Mojito Bio, la prima calzatura certificata biodegradibile al 100% e il primo scarpone da sci interamente realizzato con plastiche ricavate da scarti di produzione, Maestrale Re-Made. Risultato: meno il 32% delle emissioni di CO2, percentuale legata alla riduzione delle materie plastiche di origine fossile. Il resto del percorso per arrivare all’azzeramento delle emissioni è stato affidato alle energie rinnovabili, consentendo di neutralizzare ogni anno una quantità di CO2 di circa mille tonnellate utilizzando energia prodotta da un impianto fotovoltaico da 700 megawatt installato sul tetto ad Asolo. Stesso piano energetico per le fabbriche in Romania e Serbia diventate autonome grazie ad un mix di pannelli solari e pale eoliche.
 

Società benefit

“Le montagne e la Natura in generale sono il motivo stesso dell’esistenza dell’azienda. I nostri clienti sono persone attente alle tematiche ambientali. Da sempre. Per questo già tanti anni fa abbiamo deciso di investire sull’autonomia energetica e la sostenibilità – spiega l’ad Diego Bolzonello – il lavoro sugli scarti parte da questa considerazione. Sapevamo che prima o poi la tecnologia ci avrebbe consentito di valorizzare un materiare che sarebbe andato al macero. E così è stato. Arrivare all’azzeramento delle emissioni in un’azienda che si occupa di attrezzatura tecnica di alte prestazioni, come la nostra, è paragonabile ad un’arrampicata. Meglio intraprendere la via più limpida e diretta: per questo abbiamo deciso di mettere nero su bianco l’impegno verso l’ambiente e le generazioni future assumendo la forma giuridica di Società Benefit. In questo modo la società ha reso ufficiale l’impegno di operare secondo un modello di sviluppo responsabile, sostenibile e trasparente. Non abbiamo fatto altro che formalizzare un disegno che era già tracciato”.

"ll nostro risultato: -32% delle emissioni di CO2, percentuale legata alla riduzione delle materie plastiche di origine fossile"

Una scelta verso i clienti

È dal 1938 che Scarpa, acronimo del nome dato alla fabbrica dal fondatore (Società Calzaturieri Asolani Riuniti Pedemontana Anonima) è ad Asolo, nel cuore delle colline trevigiane, tra i Borghi più belli d’Italia. Definito da Carducci “La città dei 100 orizzonti”, dalle terrazze si vedono le Prealpi. E non è un caso che proprio qui Eleonora Duse trascorse gli ultimi anni ricercando un luogo di pace e natura. Da queste parti andare in montagna è uno stile di vita. Qui respiriamo la montagna ogni giorno, il rispetto della Natura è una sorta di predisposizione. Teniamo conto che nessuno avrebbe bisogno dei nostri prodotti, se le montagne e i luoghi incontaminati non esercitassero un fascino. I nostri clienti ci chiedono meno moda, ma più sicurezza, tecnologia e rispetto per l’ambiente”, spiega il manager di Scarpa. Per questo insieme al lancio del Maestrale Re-Made è stata avviata una collaborazione con POW – Protect Our Winters Europe – associazione no profit impegnata nella sensibilizzazione in materia di cambiamento climatico di cui fanno parte atleti, scienziati, creativi e imprenditori a cui verrà destinata parte del ricavato delle vendite del nuovo scarpone da sci.

"Ogni anno nel mondo vengono prodotte oltre 24 miliardi di nuove scarpe, di cui la gran parte finisce in discarica alla fine del ciclo di vita"

Ogni anno nel mondo vengono prodotte oltre 24 miliardi di nuove scarpe, di cui la gran parte finisce in discarica alla fine del ciclo di vita. “Soprattutto quelle da montagna sono complesse da riciclare, perché composte da un mix di materiali difficili da separare –  spiega l’ad – ma abbiamo trovato una strada: da una parte riciclando quelle vecchie, dall’altra creando una rete di risuolatori a cui ci si può rivolgere per aumentare la vita delle proprie scarpe fino a 4-5 anni”. Non solo.

Diego Bolzonello, CEO di Scarpa

Scarpa è diventato capofila di un consorzio internazionale per sviluppare un progetto finanziato dall’Unione Europea chiamato “Life”. Cinquanta store sono diventati Re-shop in Lombardia, Veneto e in Trentino Alto Adige accettando di raccogliere scarpe usate del modello Mojito. L’obiettivo è arrivare a 15mila paia di scarpe da cui ne verranno realizzate altrettante con gli stessi standard di qualità e sicurezza. Coinvolte anche Francia, Austria e Germania: 250 negozi in tutta Europa. “Il nostro riferimento è la montagna e tutto quello che sta accadendo. A guardarla, ci dimentichiamo quanto possa essere fragile. Non c’è futuro se non ce ne occupiamo. Tutti”.

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