Mafia, scontro nel governo sul concorso esterno. Mantovano frena Nordio: “Modificarlo non è in discussione, le priorità sono altre”

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È scontro nel governo sul concorso esterno. Dopo l’uscita del Guardasigilli Carlo Nordio di modificare il concorso esterno in associazione mafiosa (“È un reato evanescente, un ossimoro. Va rimodulato”), ora tocca al braccio destro di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, intervenire per rimettere ordine e frenare le intenzioni del ministro. “Modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità” dice Mantovano al Fatto Quotidiano. Poi parlando ad Askanews.it, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio aggiunge: “Non riaprirei altri discorsi, sul concorso esterno la giurisprudenza è consolidata”, mentre bisognerebbe prestare attenzione alla “recentissima” sentenza della Corte di Cassazione che “mette in discussione il concetto di criminalità organizzata”.

Il caso ha scatenato polemiche e allarmi, soprattutto tra i familiari delle vittime di mafia. “Uno schiaffo alla memoria e al lavoro di Giovanni Falcone. Una pietra tombale sulla lotta alla mafia”, ha commentato Maria, la sorella del giudice ucciso a Capaci. Critico anche Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. “Smantellare il concorso esterno in associazione mafiosa, come annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, vuole dire sconfessare apertamente la legislazione voluta da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – osserva il fratello del magistrato ucciso con gli agenti di scorta il 19 luglio 1992 – Depotenziare il concorso esterno vuol dire colpire i nostri martiri, quelli che il governo di destra dice di voler commemorare. E questo è l’ennesimo segnale di un gravissimo attacco all’indipendenza della magistratura e alla ricerca della verità”.

Precisa ancora Mantovano ad Askanews.it: “Io affronterei i problemi determinati dalla giurisprudenza dell’oggi” e “nella direzione di rendere sempre più chiara e incontrovertibile la materia del contrasto alla criminalità mafiosa. C’è una recentissima sentenza della Corte di Cassazione che mette in discussione il concetto di criminalità organizzata. Mettere in discussione questa nozione significa creare un certo allarme in tutto il sistema perché ci sono le aggravanti speciali, i benefici penitenziari, le pene e così via. Probabilmente interverranno le Sezioni Unite perché la sentenza è un po’ distonica rispetto a quanto era consolidato ma prima che intervengano le Sezioni Unite, nel frattempo, a livello di applicazione delle norme nei tribunali c’è un notevole disorientamento. Quindi io mi occuperei più di questo, non riaprirei altri discorsi”.

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