Un giorno di sospensione e un libro da leggere. Così ha deciso il consiglio di classe sullo studente minorenne del liceo scientifico Righi che il 19 marzo, mentre era seduto in prima fila durante una gita in Senato, ha allungato un braccio e mimato il gesto di una pistola. Un simbolo, come ha spiegato il giovane, “non di minaccia o violenza, ma di dissenso, ispirato ad Autonomia Operaia” e “in alcun modo non indirizzato alla premier Giorgia Meloni”. Il caso, però, ha fatto il giro della rete e sollevato decine di polemiche, soprattutto da parte del centrodestra.
Tra le condanne, quelle del presidente del Senato Ignazio La Russa, che poi aveva invitato la scuola a non dare una punizione troppo severa al giovane, e quella di Meloni. “Mi colpisce che un gesto del genere in un’aula come questa avvenga nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’omicidio di Marco Biagi. Un servitore dello Stato che ha pagato con la vita la disponibilità verso le istituzioni”, aveva detto.
Il giovane aveva chiesto scusa inviando una lettera, spiegando le ragioni del gesto ma senza arretrare sulle sue posizioni di dissenso nei confronti del governo. E l’aveva conclusa con “cari saluti antifascisti”, come raccontato in un’intervista a Repubblica.
Al collettivo scolastico Ludus, di cui fa parte il minorenne, erano poi arrivate diverse minacce via mail. “Vermi”, “La pistola vi piace nel cu… lo sa tutta Roma” e altre. Alcune con nome e cognome, ma probabilmente fittizi. Offese e commenti pesanti erano arrivati anche alla scuola. Che ora però ha preso dei provvedimenti.
“Sono soddisfatta – spiega la dirigente Cinzia Giacomobono – per aver trattato una questione così delicata e divenuta di rilevanza nazionale, in maniera costruttiva per lo studente e per tutta la comunità scolastica. L’intento della scuola è educativo e non repressivo. Sono convinta che da questa vicenda tutti abbiano imparato qualcosa, me compresa”.
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