Motta: “Con il mio nuovo album ho superato i problemi personali nati con la pandemia”

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Il titolo, La musica è finita, potrebbe far pensar male e invece la notizia positiva è che Francesco Motta è tornato. Venerdì prossimo, 27 ottobre, il cantautore toscano pubblica un disco sorprendentemente vario, prodotto da Tommaso Colliva dei Calibro 35, con alcune canzoni dalla veste decisamente elettronica, una variazione notevole rispetto alla forma acustica del suo album precedente, Semplice, uscito due anni fa: “Con questo disco ho fatto pace con l’elettronica” spiega Motta, “anche se in realtà l’avevo già utilizzata, soprattutto dal vivo. Il fatto è che io ho iniziato a fare musica in anni in cui c’era quasi una divisione etica tra la chitarra e il synth e quando entravi in un negozio di strumenti dovevi scegliere da che parte stare”.

“Per questo motivo finora tra me e l’elettronica c’era un blocco, che invece non ho mai avuto con gli strumenti musicali, con i quali ho sempre avuto un approccio punk. Il fascino per l’elettronica però c’è sempre stato e forse proprio grazie alla passione per le colonne sonore, per me è quasi una ricerca in parallelo: ti danno molta più libertà, al contrario nelle canzoni ti chiedi sempre se si può fare”.

In La musica è finita c’è un tema ricorrente, molti brani sembrano costruiti intorno alla riflessione che segue un evento: qualcosa è accaduto e se ne stanno vivendo le conseguenze, positive o negative che siano. E allora, la domanda è: cosa è successo, anche nella vita privata di Motta? “Sono successe tante cose”, dice il cantautore, “con una battuta potrei dire che metterei la firma sui problemi che potevo avere al tempo del mio primo disco Alla fine dei vent’anni. Parlando della vita privata, ci sono stati tanti problemi durante la pandemia, mi è mancata innanzitutto la socialità. Con questo disco penso di essermi liberato di tanti condizionamenti, mi sono aperto nelle mie fragilità. Era tanto tempo che non lo facevo, diciamo che era il disco necessario per uscirne”.

A leggere il titolo La musica è finita viene in mente l’omonima canzone di Umberto Bindi, scritta con Franco Califano e Nicola Salerno, ma Motta chiarisce che non si tratta di un riferimento diretto: “Ovviamente, essendo un brano importantissimo per la musica italiana, sicuramente in qualche modo mi ha influenzato, è diventato talmente un modo di dire che se l’ho fatto, l’ho fatto senza pensarci troppo“.

Molti gli ospiti dell’album, anche questa una novità per Motta. Ci sono Ginevra su Maledetta voglia di felicità, Giovanni Truppi su Alice e Willie Peyote per il singolo in questo momento nelle radio intitolato Titoli di coda: “Finora mi ero sempre rifiutato di fare featuring solo per seguire una tendenza di moda. La condizione per farli era che dovevano trovarsi in studio, al bando il lavoro a distanza. E che fossero amici, o artisti che vorrei diventassimo amici. Tra me e Giovanni Truppi, poi, il rapporto viene da lontano, ci conosciamo bene, per lui sono stato turnista. Credo fosse l’artista adatto per cantare in un pezzo così intimo: l’Alice di cui parla il brano è mia sorella, Giovanni si è scambiato una serie di mail con mia madre per scrivere la sua parte, talmente sua che io non mi sento di commentarla, i motivi per cui ha scritto ciò che ha scritto andrebbero chiesti a lui”.

In un paio di brani Motta parla di Roma, “Città che ho già tradito, perché non ci sono nato”, canta Motta in Per non pensarci più. Non sembra una bella cosa da dire sulla sua città di adozione ma il cantautore spiega che “se da una parte è indubbiamente la mia città dall’altra ho sentito il bisogno di capire da dove venivo, oggettivare il fatto che sono stato adottato e che non sono nato là, insomma parlarne”.

Roma è comunque la città in cui Motta, nato a Pisa e cresciuto a Livorno, oggi vive e in cui ha studiato composizione musicale al Centro Sperimentale di cinematografia a Cinecittà. Il Centro è stato il campo di un’aspra battaglia estiva condotta dagli studenti in assemblea permanente dopo l’annuncio del cambio dei vertici della scuola: “In quei giorni ero lì a fare il docente per il corso in cui mi sono diplomato. Ho parlato con loro, è stato un momento davvero drammatico: credo sia stato molto grave da parte del ministero aver scelto l’estate per fare l’annuncio, con l’obiettivo di nasconderlo o quanto meno farlo passare in secondo piano”.

La composizione di musica per film è stata importante nella sua formazione da cantautore: “Scrivere colonne sonore mi ha aiutato molto” spiega Motta, “comporre musica per un film è come comporre musica su un testo già scritto. Sul set tutti lottano per il risultato collettivo del film, proprio come in una band tutti contribuiscono a realizzare al meglio i brani di un disco”.

Motta è il cantautore rock per eccellenza: nato nei Criminal Jokers, band punk e new wave, cresciuto come turnista polistrumentista al servizio di artisti come Nada e Zen Circus, non abbandona questo approccio “da band” anche nei suoi dischi solisti e La musica è finita non fa eccezione.

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