Nomisma: due milioni di famiglie a rischio insolvenza. Chi perde la casa all’asta resta comunque super-indebitato

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ROMA – Ci sono due milioni di famiglie che rischiano di perdere la casa perché non riescono più a far fronte alle rate del mutuo, o dei prestiti. E che, anche quando devono cedere il loro immobile all’asta giudiziaria, rimangono comunque indebitate fino al collo, con un residuo del 57%: colpa del fatto che le procedure esecutive svalutano fino al 63% del valore degli immobili, lasciando insoddisfatti anche i creditori, che recuperano si e no la metà del dovuto. E’ il grido d’allarme di Nomisma e di Save your home, che oggi alla Camera hanno presentato l’Osservatorio SalvaLaTuaCasa, con gli interventi di Luca Dondi e Roberta Gabrielli.

Le rate che mettono in difficoltà

Il 16% delle famiglie che hanno contratto mutui o prestiti (circa la metà dei 25,7 milioni di famiglie italiane) è già insolvente (4%) o in bilico, nel senso che ancora riesce a rimborsare le rate, ma non con regolarità, e con il rischio di non farcela più a breve. Le difficoltà sono da imputare principalmente all’inflazione, che negli ultimi due anni ha fatto lievitare le rate di mutui e prestiti variabili di un range compreso tra il 35 e il 119%. Le famiglie con rata superiore a 700 euro sono passate dal 27% di inizio 2023 al 40% di fine 2023.

Stringere la cinghia

Stritolate dai debiti, le famiglie sono costrette a ridurre le spese, e non solo quelle necessarie. Quel 16% a rischio ha già tagliato del 43% le spese sul tempo libero, ma anche del 16% quelle per la sanità. Anche perché l’inflazione le ha costrette a spendere il 21% in più sul cibo e il 49% in più per le utenze domestiche.

Una situazione che non può che peggiorare, perché è vero che l’inflazione ha frenato, ma i prezzi non stanno certo scendendo: Nomisma, nei prossimi mesi, prevede un deterioramento della qualità del credito e aumento delle insolvenze, che si rifletterà probabilmente anche sul mercato delle aste. Le aste nel 2024 saranno, secondo le previsioni, tra le 160mile e le 180mila, in aumento del 12% rispetto al 2023.

Chi non sa come uscirne si rivolge ad amici e parenti, o agli usurai: a denunciarlo Carlo De Masi, presidente Adiconsum. «Noi abbiamo un Osservatorio e un fondo antiusura. – spiega – Chi si rivolge a noi di solito non ce l’ha più fatta perché alle difficoltà economiche unisce gravi malattie, o la perdita del lavoro».

Una soluzione, è emersa dalla tavola rotonda, potrebbe essere la “cartolarizzazione sociale”: «Avvalendoci di fondi messi a disposizione da investitori ESG – spiega Gianfranco Dote, ceo di Syho – Save Your Home B – noi offriamo alle famiglie insolventi, che sono già sul punto di avere la loro casa messa all’asta, la possibilità di accedere a un programma che permette loro di pagare per tre anni un affitto basso, inferiore alla rata del mutuo, in acconto del riacquisto. Se in tre anni poi la situazione economica migliora, possono recuperare la casa e rimettersi in piedi. Stiamo cercando di spingere le banche a favorire questa soluzione, piuttosto che l’asta giudiziaria».

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