Nuovo crollo per Tim gli hedge vendono Ferme Vivendi e Cdp

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Sara Bennewitz

MILANO — Nuova ondata di vendite su Telecom Italia, che ieri ha perso il 4,59% tornando a 0,21 euro, dopo aver toccato un minimo a 0,20 (-10%). Lo scivolone è stato ancora accompagnato da volumi record: è passato di mano il 7,6% del capitale (e circa il 27% in tre sedute). La Consob ha acceso un faro per monitorare gli scambi, ma al momento non sarebbero emerse particolari irregolarità. I forti volumi, infatti, sarebbero stati guidati da algoritmi e high frequency trading: in pratica operazioni di acquisto e vendita che scattano in automatico secondo particolari parametri. Molti degli investitori hedge che avevano scommesso sul piano industriale presentato giovedì 7 hanno liquidato le loro posizioni, ma tra i compratori ci sarebbero anche alcuni fondi “opportunistici”, che puntano su un cambio di strategia o degli equilibri in assemblea. Il 23 aprile prossimo, oltre al bilancio 2023, bisognerà infatti votare anche il rinnovo del board: le quotazioni dell’ad Pietro Labriola e della sua lista, dopo la debacle in Borsa sono a rischio. Tuttavia Labriola resta fiducioso: a dimostrazione di ciò, ieri ha acquistato altre 500mila azioni Tim al prezzo di 0,20 con un investimento di circa 100 mila euro. Ieri, intanto, è partito il road show del management, che ha incontrato alcuni investitori a Roma per spiegare tutti i dettagli del piano “free to run”: si tratta di una serie di incontri che si chiuderanno venerdì a Milano con un evento organizzato da Mediobanca.

I nuovi dettagli del piano 2024-2026

A valle del nuovo consiglio straordinario tenutosi domenica, prima dell’apertura dei mercati la società ha precisato quello che gli analisti avevano già intuito giovedì scorso alla presentazione del piano: a fine anno il debito dopo la vendita della rete a Kkr (da cui è previsto un incasso da 14,2 miliardi) scenderà a 7,5 miliardi (dai 20,3 miliardi di fine 2023, che pro forma senza rete corrispondono a 6,1 miliardi), per ridursi ulteriormente a 7 miliardi a fine 2026, quando Tim si aspetta flussi di cassa netti positivi per 500 milioni. Prima di allora la società non sarà capace di generare cassa, perché dovrà pagare i costi finanziari dell’operazione, gli oneri sul debito, le quota di minoranza sul dividendo del Brasile e sostenere i costi per l’incentivo all’esodo del personale.

Nessun commento da soci forti e governo

Anche se i nuovi numeri erano attesi, ieri il titolo ha sbandato perché qualcuno si aspettava più rassicurazioni dopo il cda straordinario. In questi giorni di montagne russe in Borsa, gli investitori sono rimasti inoltre sorpresi che, a parte i sindacati (che hanno denunciato la gravità della situazione invocando un intervento del governo), nessun politico o socio di peso (ad esempio Vivendi che ha il 23,75% di Tim a Cdp padrona del 9,8%), ha sentito l’esigenza di commentare il piano o l’operato del management. Un silenzio assordante, insolito per il primo operatore italiano con 18 mila addetti. Gli analisti avevano inoltre calcolato che riducendo di due terzi il debito netto grazie alla rete, Tim avrebbe ridotto di pari passo pure gli oneri finanziari (1,74 miliardi a fine 2023). E invece gli interessi sul debito lordo resteranno alti, stimati in circa 800 milioni l’anno nel 2025-2026. Tuttavia ieri Tim valeva in Borsa 4,59 miliardi, meno del suo 66% nella controllata quotata Tim Participacoes (5,5 miliardi di euro), senza contare che dalla vendita di Sparkle (750 milioni) e dai correttivi di prezzo di Kkr sulla rete (2,2 miliardi) potrebbero arrivare nuove risorse con cui ridurre ulteriormente i debiti o distribuire le cedole. Infine, gli analisti si aspettano a breve le nozze tra Fastweb e Vodafone Italia, e aspettano di capire come questo matrimonio impatterà su Tim. Gli avvocati e gli advisor (Ubs per Vodafone e Evercore per Swisscom) hanno lavorato anche nel week end e l’annuncio è atteso a breve.

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