Pakistan, lascia il carcere il killer di Daniel Pearl

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ISLAMABAD – La Corte Suprema del Pakistan ha ordinato la scarcerazione di Ahmad Saeed Omar Sheikh, il terrorista britannico di origini pachistane e il principale sospettato di aver rapito e ucciso nel 2002 il giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl. Dovrà essere trasferito dal braccio della morte in un “rifugio” del governo.

Sheikh, da 18 anni nel braccio della morte, sarà tenuto sotto sorveglianza e non potrà lasciare il rifugio, ma potrà ricevere visite da sua moglie e dai suoi figli. “Non è completa libertà. È un passo verso la libertà “, ha detto il padre di Sheikh, Ahmad Saeed Sheikh, che ha assistito all’udienza.

I misteri del caso Pearl, il Pakistan libera il carnefice del reporter

Il governo pachistano si è impegnato a tenere Sheikh in prigione anche se giovedì scorso un’ordinanza della Corte Suprema aveva confermato la sua assoluzione, provocando indignazione da parte della famiglia Pearl e dell’amministrazione statunitense.

Tutto accadde nel 2002. All’inizio di quell’anno Pearl stava indagando su alcuni militanti islamici a Karachi, nel sud del Pakistan. Il 23 gennaio fu rapito da un gruppo di fondamentalisti islamici che lo avevano accusato di essere un agente della Cia e nove giorni dopo venne ucciso.

Nel marzo del 2002 Sheikh fu accusato dell’omicidio di Pearl assieme ad altri tre uomini: nel luglio successivo fu condannato a morte e gli altri tre all’ergastolo. Sheikh, che aveva iniziato a scontare la pena in carcere, aveva fatto ricorso in appello; nell’aprile del 2020 la Corte di appello di Karachi aveva annullato le sentenze di tutti gli imputati, che però il giorno successivo vennero nuovamente arrestati.

Negli ultimi anni erano sorti molti dubbi circa la partecipazione di Sheikh al rapimento e all’omicidio di Pearl, e lui stesso aveva sostenuto che le confessioni fatte al momento dell’arresto erano state ottenute con la tortura. L’omicidio di Pearl, inoltre, era stato rivendicato anche dal terrorista pakistano Khalid Mohammed, considerato “il numero due di al Qaida”, attualmente detenuto a Guantanamo. Secondo un rapporto realizzato nel 2011 dalla Georgetown University, Sheikh avrebbe partecipato al rapimento, e avrebbe voluto sfruttare Pearl per ottenere un riscatto. Alla fine, però, su pressione di Mohammed lo avrebbe consegnato ad Al Qaeda, che poi lo avrebbe ucciso.

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