Pensioni, maxi rivalutazione ma non per tutti. Ecco come si adeguano gli assegni all’inflazione

Pubblicità
Pubblicità

Maxi-aumento delle pensioni in vista, con il solo trattamento minimo che balza di quasi 500 euro in un anno. Ma, attenzione, la rivalutazione degli assegni previdenziali per tenere il passo dell’inflazione non è per tutti.

ESPERTO PENSIONI. Fai la tua domanda

Mercoledì sera il Ministero dell’Economia ha annunciato che Giancarlo Giorgetti ha firmato il consueto decreto che stabilisce la misura della “perequazione”, ovvero l’adeguamento degli assegni pensionistici alla dinamica dei prezzi. Visto il caro-energia degli ultimi mesi, è una cifra che non si vedeva da decenni: +7,3%, in considerazione dei dati Istat disponibili fino al 3 novembre scorso. Sono cifre di non poco conto: se si prende il solo trattamento minimo, si passa da 525,38 a 563,73 euro ovvero circa 38 euro in più al mese, quasi 500 euro all’anno considerando le tredici mensilità. Alla luce del funzionamento del meccanismo della perequazione, e del fatto che su questi importi non c’è prelievo Irpef, è sì un aumento secco che rappresenta quasi una mensilità in più. Ma non vale per tutti.

Assegno minimo 2022Assegno minimo 2023Differenza mensileDifferenza annua
525,38563,7338,35468,55

I trattamenti non salgono tutti della stessa entità. La rivalutazione si applica infatti in quote differenti, a seconda delle fasce di reddito:

  • 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.

In sostanza, la percentuale del 7,3% diventa qualcosa di meno con il crescere dell’assegno. Da 2.102 a 2.627 euro (ossia, tra quattro e cinque volte il minimo) si passa al 6,57% (il 90% del 7,3%) e al di sopra si scende al 5,475% (il 75% del 7,3%). Senza considerare che, ovviamente, a questi livelli di reddito subentra poi il prelievo marginale dell’Irpef.

L’inflazione corre, gli stipendi no: oltre 500 contratti scaduti e i salari restano al palo

Quello della perequazione è comunque un meccanismo che è tornato ad esser recentemente più generoso, perché in passato l’esigenza di contenere la spesa pubblica aveva fatto sì che le decurtazioni non fossero calcolate per fasce di pensione (un po’ come avviene per l’Irpef) ma sull’intero importo. Oggi, ad esempio, su un assegno da 2.500 euro lordi la rivalutazione si applicherà con il +7,3% per la quota fino a 2.102 euro, poi con il +6,57% per la parte superiore ovvero da 398 euro. Al lordo delle tasse, dunque, quell’assegno il prossimo anno salirà a 2.680 euro e quindi la rivalutazione sarà del 7,2%.

A differenza di quel che avviene per i redditi da lavoro dei dipendenti, che devono attendere le tornate di rinnovi contrattuali per spuntare un aumento della busta paga, i pensionati hanno almeno la garanzia di ricevere – seppur con un anno di differita – un incremento nel trattamento a stretto giro rispetto all’infiammarsi dei prezzi, particolarmente importante in questa fase.

Gli adeguamenti e il caso della pensione di novembre

In pensione con l’Ape sociale, posso integrare con un reddito?

Per altro, l’adeguamento è solo parziale e necessita di un aggiornamento, quando si conosceranno i dati sull’inflazione definitivi dell’anno precedente. Se si prende l’ultimo dato Istat relativo al mese di ottobre, ad esempio, si ha un’inflazione acquisita per il 2022 che già arriva all’8%. Proprio per quest’anno, ad esempio, un primo decreto del novembre 2021 aveva fissato la misura dell’adeguamento all’1,7%. Poi, alla luce dei dati consolidati sui prezzi, è stato determinato un conguaglio dello 0,2% (in media: 17 euro) che è stato versato in anticipo – per volere del governo Draghi – già col rateo di novembre 2022. Un mese particolare, perché ha visto sommarsi diversi fattori: il decreto Aiuti bis ha messo in pagamento per gli ultimi tre mesi dell’anno anche un incremento del 2% della pensione lorda, per gli assegni fino a 2.692 euro. Sempre con la pensione di novembre è stata pagata anche l’indennità una tantum di 150 euro ai titolari di pensione con decorrenza entro il 1° ottobre 2022, e con un reddito Irpef inferiore a 20.000 euro.

Ho 50 anni, andrò mai in pensione?

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *