Perché i castori costruiscono dighe?

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I castori hanno una gran passione per le dighe e grazie ai loro forti denti anteriori riescono a rosicchiare i rami degli alberi per costruire ingegnose opere a prova di corrente e cambiamenti climatici. Ma perché lo fanno?

Zona di sicurezza
Partiamo dal principio. I castori sono dei roditori semiacquatici che vivono sulle rive di fiumi, torrenti, laghi e stagni di tutta Europa e in Nord America. Essendo destinati a questo habitat, il loro istinto di costruire dighe gli permette di “stare al sicuro”, nonostante sia particolarmente impegnativo considerando la forma del loro corpo e delle loro zampe, davvero corte ma abilissime a manipolare oggetti e scavare. Quando sono sulla terra, sono molto goffi e vulnerabili. Ma quando sono in acqua, sono quasi invincibili perché sono degli ottimi nuotatori e possono trattenere il respiro anche fino a 15 minuti. Così, costruendo una diga, creano uno rifugio d’acqua abbastanza profondo in cui nascondersi, una sorta di “confort zone” in cui rilassarsi lontano dai predatori.

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Fortino sull’acqua
Quello che forse non sappiamo, è che per creare il loro rifugio acquatico non usano solo tronchi e rami d’albero, ma anche corteccia, foglie e piante acquatiche come le ninfee. Insomma, tutto quello che trovano nel loro habitat a portata di zampa. Inoltre, i castori scavano vaste reti di canali dietro le loro dighe per diffondere l’acqua, in modo da crearsi delle vie di fuga per raggiungere in sicurezza gli alberi, procurarsi e nascondere il cibo. Ma sebbene le dighe proteggano i castori, non dimorano all’interno di queste strutture. Le famiglie di castori vivono infatti in una tana di fango, erba e muschio che si trova sulla riva del rifugio acquatico ma con un ingresso sottomarino.

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Oasi green
Grazie alle loro dighe che rallentano l’acqua, gran parte di essa viene immagazzinata nel terreno, dove le radici delle piante possono accedervi anche nei periodi di siccità. Questo aiuta a mantenere la vegetazione rigogliosa, creando una tana a prova di incendi. Inoltre, gli scienziati hanno osservato che la vegetazione intorno delle dighe dei castori estrae molti più gas serra dall’aria e riduce i danni delle inondazioni. Tutto questo fa sì che i castori non solo hanno maggiori probabilità di sopravvivere ai cambiamenti climatici, ma svolgano un ruolo prezioso per la tutela dell’ambiente. Ecco perché i castori vengono chiamati ingegneri dell’ecosistema e sono una specie chiave per il grande impatto positivo che hanno sul paesaggio e la biodiversità di un’area.

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Denti di ferro
Come abbiamo detto i castori hanno denti molto forti e robusti. E se il loro smalto è giallo, quasi arancione, è perché contiene particelle di ferro che li protegge anche dagli attacchi degli acidi e dalla carie. Quando masticano un albero, i castori iniziano a mordere dal lato sinistro per arrivare al destro. I rami degli alberi vengono tagliati e portati a destinazione con i potenti muscoli della mascella e del collo. Altri materiali da costruzione, come fango e rocce, vengono tenuti dagli arti anteriori e nascosti tra il mento e il petto. Ma nonostante il duro lavoro, i denti dei castori non si consumano come i nostri perché crescono costantemente, il che gli consente loro di masticare all’infinito (o almeno per i loro dieci anni medi di vita).

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Udito a prova d’acqua
Ma cosa guida l’istinto di un castoro? Anni di evoluzione hanno portato questa specie a perfezionare le tecniche ingegneristiche, che vengono tramandate dai genitori ai figli, che utilizzano anche il flusso d’aria e la temperatura per adattarne l’architettura. Ma ad attivare il loro “sensore” pare che sia l’udito: ogni volta che sentono l’acqua che scorre, iniziano una diga per “arginare” le perdite. Uno studio ha infatti dimostrato che se sentono un altoparlante che riproduce il suono di acqua corrente, un castoro si attiverà per costruirci una diga sopra, anche se non c’è realmente acqua. Ma il meccanismo di attivazione è un po’ più complesso di così, e rimane un mistero, dato che pare che ogni castoro conosca anche i suoi limiti e non inizi un’opera a meno che non sia in grado di portarla a termine.

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