Perché la linea del governo sul naufragio di Cutro offende i soccorritori

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“Non è arrivata alle nostre autorità nessuna comunicazione di emergenza da Frontex. Noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio”. Giorgia Meloni sincronizza la linea del governo per respingere ogni accusa sulla strage di Cutro: spinge lo scaricabarile fuori dai confini, chiamando in causa le strutture europee.

Una strategia difensiva – “Nessuna allerta da Frontex” – che però diventa offensiva nei confronti della professionalità degli ufficiali incaricati di gestire la sicurezza della navigazione. La foto trasmessa dal bimotore di Frontex sabato alle 23.03 era inequivocabilmente un segnale d’allarme, che il personale dei reparti aeronavali di Guardia Costiera, Finanza e di ogni altro corpo di polizia italiano sa perfettamente valutare: sono i migliori in Europa in questa materia, con un’esperienza invidiata dagli altri Paesi.

Le immagini del caicco indicavano la presenza di persone sotto coperta, grazie alla traccia lasciata dal calore dei corpi nella telecamera a infrarossi del velivolo Frontex. Inoltre la linea di galleggiamento era molto bassa: un indizio netto della presenza di numerose persone a bordo. Infine, la centrale europea ha fornito un altro elemento chiave: la provenienza dalla Turchia, ipotizzata grazie all’intercettazione della telefonata partita dalla nave. Quanto alle condizioni meteo, il bollettino dell’Aeronautica militare era stato esplicito, anticipando l’arrivo della burrasca con mare forza sette.

Non basta questo a far scattare l’allarme? Non erano in servizio a Roma e a Crotone persone in grado di analizzare la foto del barcone e trarre le conclusioni?

Ritenere che la gestione dei soccorsi sia affidata a tecnici che non sanno valutare queste informazioni è incredibile e preoccupante.

Significherebbe sostenere che siamo tutti in pericolo, perché nelle sale operative a cui è affidato il destino di chi naviga mancano le nozioni base per esaminare una foto aerea. Ma non è così: a livello centrale e a quello locale, le competenze di Finanza e Guardia Costiera sono altissime.

E non si può neppure credere che ci potessero essere dubbi su cosa trasportasse la stiva. Nel 2022 gli sbarchi di migranti in Calabria sono raddoppiati, quasi sempre con scafi salpati dalla Turchia. Decine di navi cariche di profughi sono approdate sulle coste crotonesi, un flusso proseguito per l’intero anno con picchi ad agosto e a ottobre.

Un ultimo punto. Le dichiarazioni del governo e in particolare del ministro Piantedosi sottolineano come la mail di Frontex descrivesse la “buona galleggiabilità” del barcone. Significa che era sicuro? Nel novembre 2021 un veliero si è arenato tra le onde a 150 metri dalla spiaggia di Isola Capo Rizzuto: gli agenti di polizia si sono tuffati dalla spiaggia e hanno rischiato la vita per salvare i bambini presenti sulla barca. Anche quel giorno lo scafo era in buone condizioni, ma nella burrasca cento metri diventano una barriera letale. Per tutti e doppiamente per esseri umani che non hanno mai visto il mare, come i profughi afghani, siriani e pakistani. Chi si occupa di salvataggi e ne ha gestiti tanti, queste cose le conosce perfettamente.

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