Perché non lo facciamo più? Un libro indaga l’epoca della recessione sessuale

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Da alcuni anni ormai si parla di quella che è stata battezzata come ‘recessione sessuale‘: stiamo attraversando un’epoca in cui si fa poco sesso, affermano osservatori e studiosi di ogni genere, e in particolare sarebbero i giovani della Gen Z quelli meno attivi sotto le lenzuola – molto meno di quanto lo erano i loro genitori o i loro nonni. Diversi sono i dati a supporto di questa tesi, e vanno dai semplici sondaggi alle analisi sociologiche (secondo uno studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior, per esempio, l’americano medio oggi fa sesso almeno nove volte di meno di quanto facesse negli anni ’90), e da tempo si stanno indagando cause e conseguenze di questa astinenza collettiva: porterà le persone ad essere sempre più sole, meno empatiche, meno in salute?

A onor del vero, c’è anche chi ritiene che si tratti di una prospettiva errata, frutto di un’incomprensione generazionale: la vita sessuale dei Millennials e della Gen Z è semplicemente diversa da quella dei Boomers o della Gen X. L’erotismo ha oggi delle prospettive più ampie, l’idea di piacere è smarcata dal rapporto penetrativo come unica possibilità, è la versione di chi respinge la teoria della recessione sessuale.

Il tema è decisamente interessante e lo si può esplorare da molti punti di vista: non poteva non averne uno Stella Pulpo, autrice nota per essere stata una delle prime blogger italiane a parlare di sesso in modo esplicito, da una prospettiva tutta femminile (il suo blog, Memorie di una Vagina, è un precursore del genere). Il suo nuovo libro C’era una volta il sesso – Divagazioni ombelicali per ritrovare il piacere perduto, edito da Feltrinelli, tratta proprio questo, la recessione sessuale, le sue cause, gli esiti che può avere, mentre offre spunti di riflessione per un possibile ‘recupero’.

L'autrice Stella Pulpo

Con ironia e un linguaggio diretto, il libro parla “Delle diverse tipologie di astinenza sessuale, delle coppie bianche, dei cambiamenti sociali, tecnologici ed economici che hanno modificato il nostro modo di esprimerci e interpretarci… di relazioni tradizionali e di diritti riproduttivi, di non-monogamie etiche e di gelosia, di sexting, di tradimento, di romanticismo… di consenso, di pornografia, di sex work e di orizzonti possibili per la nostra sopravvivenza erotica” scrive l’autrice nell’introduzione.

Dopo anni a parlare di sesso, Stella Pulpo ha scelto di parlare di non-sesso, di calo della libido, di astinenza. Perché la recessione sessuale ha colpito anche lei: “Un giorno mi sono accorta di aver completamente perso interesse per il sesso e poiché si tratta di un argomento che mi è sempre stato caro, mi è sembrato inevitabile pormi qualche domanda”. Il libro nasce così, ci spiega, “Dall’urgenza personale di fare il punto sul ruolo che il piacere ha nelle nostre vite, ma si apre a riflessioni trasversali sull’epoca che viviamo e sui significati che attribuiamo alle nostre relazioni sessuali, affettive ed erotiche (ove presenti), reali e digitali”.

Sono almeno dieci anni che nel mondo occidentale si indaga questa disaffezione nei confronti del sesso, e, sottolinea Pulpo, ogni esperto chiamato in causa (psicologi, sessuologi, biologi, antropologi, filosofi) si interroga in merito alle cause partendo dalla propria area di competenza. Ma l’argomento è troppo ricco per non essere affrontato attraverso una “Pluralità di voci, dati e interpretazioni, tali da rendere l’argomento molto interessante, esistenziale, politico, non meramente soggettivo”.

Il ruolo della tecnologia nella recessione sessuale

Dagli anni Novanta in poi, ma soprattutto nei Duemila, la società è stata cambiata radicalmente dall’introduzione della tecnologia come elemento quotidiano, a portata di tutti. È proprio sul rapporto con essa che la scrittrice trova molti spunti di riflessione. “La tecnologia ha mutato in maniera rapidissima e irreversibile qualsiasi aspetto della nostra vita. È cambiata la nostra capacità di esprimerci, di comprenderci, di orientarci. Sono cambiati i gusti, le opinioni, le scelte di consumo, le sorti politiche. Persino, oserei dire, le facoltà cognitive preposte alla comprensione del reale”, afferma.

La sfera sessuale, sostiene Stella Pulpo, ha subito mutazioni come è accaduto altre volte nella storia, ma la tecnologia le ha accelerate e rese talmente pervasive da rendere difficile elaborarle. Tra dating app, sexting, ghosting, gamification, “Ci sono le costanti sollecitazioni di una società che adotta codici e linguaggi iper-sessualizzati ma che, nei fatti, ha perso da tempo la voglia di sporcarsi con l’altro (ricordiamolo, nel sesso, quello analogico, ci sono gli odori, i sapori, gli umori…). Ma ciò che è cambiato davvero, a mio avviso, è qualcosa di più profondo, più intimo, che ha a che fare con la percezione del proprio corpo e del proprio sé; qualcosa che incide sul rapporto con l’altra persona, alla quale spesso preferiamo un’illusione di alterità, sottraendoci al rischio e alla fatica – ma anche alla gratificazione – della relazione reale”.

“Il digitale ci ha promesso facilitazioni su ogni fronte dell’esistenza, e spesso le ha procurate, ma non è stato un processo gratuito: ci ha modificati profondamente, anche nella nostra sfera più primordiale, più vitale”.

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I giovani fanno meno sesso? È comprensibile

La prima generazione di giovani disinteressati al sesso, secondo gli studi e le indagini condotte negli ultimi vent’anni “È stata la mia, quella dei Millennials”. Una generazione di passaggio, “A cavallo tra musicassette, Napster e Spotify, mentre gli adolescenti di oggi sono persone nate quando la rivoluzione digitale e social-mediatica era già ampiamente avviata”, riflette l’autrice. I giovanissimi sono la prima generazione “Cresciuta nell’era del sexting, dei filtri, della fluidità, del consenso, della maggiore libertà d’espressione ma anche dell’iper-accessibilità pornografica fin dall’età infantile o pre-adolescenziale. Le adolescenti di oggi sono le prime della storia a sentirsi inadeguate se non squirtano. Sono le prime che possono confrontare la propria vulva con una quantità imponderabile di vulve altrui. Sono le prime che possono postare online le proprie natiche collezionando cuori o guadagnando soldi. Ma sono pure le prime che possono ritrovarsele condivise contro la loro volontà sugli smartphone di mezzo paese. Cosa significhi crescere così, io naturalmente non lo so, non posso saperlo, e non ci sono ancora molti dati scientifici in proposito proprio perché parliamo di una materia recente e complessa”.

Ma “Se avere una vita sessuale diventa una nuova fonte di stress e di frustrazione, l’ennesimo mandato cui ottemperare, perché i giovani dovrebbero andare alla ricerca del sesso? Allontanarsene non mi pare una reazione così incomprensibile. La trovo saggia, al contrario. Forse la più indolore”, ammette la scrittrice. In fondo, si parla sempre dei ‘giovani’ come se fossero gli unici destinatari delle conversazioni sulla sessualità, ma come società ci dimentichiamo di interrogare gli adulti, ovvero quelli che dovrebbero essere i modelli di riferimento, le figure di accudimento: “Se ai più giovani abbiamo consegnato un sesso spiccio, essenzialmente performativo, svuotato di significati ulteriori (e non mi riferisco a quelli romantici, per carità), edificato su stereotipi, standard improponibili, ansie estetiche, gabbie di genere, menzogne e disinformazione, esattamente cosa ci aspettiamo?” si chiede l’autrice.

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“Penso che noi adulti abbiamo altrettanto bisogno di maturare consapevolezze, soprattutto se non vogliamo subappaltare definitivamente l’onere a qualche influencer di TikTok; se un po’ ci turba l’idea che l’unico ente preposto alla loro formazione sessuale e alla definizione del loro immaginario erotico sia la pornografia mainstream (chissà se questa cosa si può dire senza suonare una bigotta retrograda)”.

“Piuttosto mi pare” conclude l’autrice, “che alcuni tra i giovanissimi investano molte energie nell’esplorazione e nella definizione della propria identità, nella creazione di un nuovo spettro di possibilità sessuo-affettive, nel bisogno di coagularsi attorno a una causa personale e politica. Mi sembra che stiano cercando una formula più sostenibile per stare al mondo, in tutti i sensi. Ma faccio fatica a parlare dei giovani, come se fossero tutti uguali, o come se fossero fatti di materia e tessuti diversi dai miei. Mi piacerebbe intervistarli, questo sì. Almeno un centinaio, però. Magari chissà, un giorno, per un altro libro”.

Stella Pulpo. C’era una volta il sesso – Divagazioni ombelicali per ritrovare il piacere perduto. Feltrinelli Urra

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