Suviana, le cause dell’incidente. Lo scoppio nel giorno del collaudo: s’indaga sui lavori di manutenzione

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CAMUGNANO — Prima il rumore strano della turbina, simile a un quello di un grosso motore fuori giri, poi l’esplosione improvvisa e le fiamme che hanno devastato l’ottavo piano sotto terra della centrale idroelettrica, a 40 metri di profondità. Qualcosa non ha funzionato nella prova di messa in esercizio, subito prima del collaudo ufficiale, dell’impianto di Bargi, aggrappato alla sponda del lago di Suviana, nel comune di Camugnano, sull’appennino tosco-emiliano. Ed è su questo che dovranno concentrarsi le indagini degli investigatori. Il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, martedì sera, uscendo dalla centrale assieme al pm Flavio Lazzarini, ha detto che «al momento la priorità è ritrovare i quattro dispersi», mentre «per capire le cause del disastro ci vorrà tempo».

Il fascicolo della Procura

Il capo degli inquirenti bolognesi ha parlato di «un fascicolo tecnico che sarà aperto nelle prossime ore, necessario per tutti gli accertamenti irripetibili». Tra questi, naturalmente, le autopsie delle vittime. Solo dopo, «quando avremo chiaro cosa ha innescato l’esplosione», ha aggiunto, «saremo in grado di individuare eventuali responsabilità personali». Troppo presto per fare ipotesi precise, anche se alcune domande già iniziano a circolare sia tra gli investigatori che tra gli addetti ai lavori.

L’ipocrisia del giorno dopo

La manutenzione straordinaria

Una cosa è certa: nell’impianto da quasi un anno era in corso un’importante manutenzione straordinaria. Una revisione complessiva del “Gruppo 2” di produzione che riguardava la valvola rotativa, l’adeguamento del sistema oleodinamico, la sostituzione dei quadri elettrici, i trasformatori e, forse, altro ancora. Un progetto di ammodernamento complesso. Ed è da qui che partiranno i magistrati per acquisire i primissimi elementi utili all’indagine rivolgendosi alla Enel Green Power, ente gestore della centrale. La società esprime «cordoglio e vicinanza al personale coinvolto e alle famiglie, perché per noi sono la priorità. Ieri a Bargi è arrivato l’amministratore delegato Salvatore Bernabei, e ha ribadito al procuratore Amato la volontà di aiutare l’inchiesta. Progetti, documenti, testimonianze: tutto sarà messo in chiaro.

Quanto alla manutenzione, il comparto è appaltato alla Abb e alla Siemens, due colossi del settore che a volte si avvalgono di professionalità esterne. Non operai generici, ma professionisti esperti. I magistrati dovranno sentire anche loro.

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La perizia

Le prime domande che si porranno gli investigatori riguarderanno quindi i lavori in corso, gli appalti ed eventuali subappalti, le forniture e il personale impiegato. Per capire invece cosa abbia innescato l’esplosione sarà probabilmente necessaria una perizia. Le domande cui gli esperti ingaggiati dalla procura dovranno rispondere riguardano, appunto, il tipo di intervento programmato, i materiali e le tecnologie utilizzate. In ultima analisi non può essere escluso l’errore umano nella fase di montaggio o nell’assemblaggio di alcune parti della turbina.

Le testimonianze

I carabinieri di Vergato e gli investigatori del Comando provinciale hanno già raccolto i racconti di alcuni dei feriti (in tutto 5) e dei tre operai rimasti illesi. Testimonianze confuse o parziali, utili alle indagini, ma non esaustive. Per questo tutti i lavoratori coinvolti dovranno poi essere risentiti in modo ufficiale nei prossimi giorni. Uno di loro, ancora scosso, ha spiegato di aver sentito «il rumore metallico della turbina che non andava come avrebbe dovuto», poi «l’esplosione». Al momento della tragedia era in alto, sul piano d’ingresso, e quando si è affacciato a guardare giù dalle scale ha visto «risalire una fiammata spaventosa». Ancora poco per stabilire cosa sia successo esattamente.

I feriti che sono riusciti a salvarsi risalendo in superficie avevano sul corpo ustioni e bruciature, alcuni avevano i guanti sciolti dal calore che si è sviluppato nelle sale sopra al piano dove si trovava la turbina. I sanitari, per liberarli, hanno dovuto tagliare loro i vestiti. Altri erano intossicati dal fumo. Chi è sceso ai piani coinvolti dal disastro parla «di pezzi di metallo piantati nel muro», di «parti di solaio venute giù» di «blocchi di cemento sparsi ovunque». Sembrava «l’effetto di una bomba». ?

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