Telemarketing illecito, l’ultima speranza per bloccare i pirati delle chiamate: in arrivo (in ritardo) lo scudo contro i furbetti dei call center

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Sarebbe dovuto diventare, già a fine nel 2022, l’arma finale, unica efficace, contro il telemarketing illecito. Ce l’avevano promesso le autorità competenti, le associazioni dei call center leciti. Eppure a marzo 2024 i codici di condotta contro il telemarketing illecito ancora non si vedono; anche se ormai forse è questione di poche settimane.

La truffa call center che sfrutta persino l’Autorità tlc

Il ritardo è forte in particolare per quello passato dal Garante Privacy con le principali associazioni call center: è in lavorazione dal 2022, il Garante ha fatto una prima approvazione a marzo 2023, un anno esatto fa. Adesso è in arrivo l’ultimo passaggio approvativo. L’altro codice, di Agcom (Autorità garante comunicazioni) è partito ad agosto ed entrato in vigore formalmente a febbraio, ma adesso bisogna cominciare a testarne l’efficacia pratica.

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Nel frattempo, a fine marzo, è previsto un decreto legislativo per sanzionare fino a un milione di euro i call center che usano numeri finti, ma è una misura che trova freddi esperti e addetti ai lavori. “Le sanzioni ci sono già, quelle del Garante arrivano a 20 milioni di euro ad esempio, ma il problema è sempre stato identificare i call center illeciti”, spiega Eugenio Prosperetti, avvocato specializzato che ha lavorato al codice del Garante.

I codici per “tagliare fuori” i pirati

I codici di condotta nascono proprio dalla consapevolezza che beccare abbastanza “pirati” del call center è impossibile (come riconosciuto dallo stesso Garante). Sono troppi e spesso in Paesi extra-Ue. La chiave migliore quindi è impedirli sul nascere, ossia far sì che i call center truffaldini possano fare affari con i committenti (quali gli operatori telefonici o dell’energia).

Quello di Agcom e del Garante hanno questo scopo e un aspetto in comune: entrambi i codici sono regole volontariamente adottate dai grandi committenti di pubblicità (solo gli operatori di telecomunicazione nel caso di Agcom) e i loro partner commerciali, come i call center, per garantire il rispetto delle normative.

Chi aderisce si impegna a non fare affari con soggetti che non le rispettano. I “pirati” dei call center sono tagliati fuori dal mercato, insomma, così non dovrebbero più avere incentivo a chiamarci. Gli aderenti inoltre si impegnano a vigilare su come agiscono i venditori, lungo tutta la filiera, per assicurarsi il rispetto di quelle normative.

Sono previsti strumenti di trasparenza e tracciamento, da parte di tutta la filiera (committenti della campagna e call center) per vigilare sui furbetti; si chiede una limitazione dei sub-appalti extra comunitari, ora principale fonte di illeciti.

Le differenze tra i due codici

La differenza tra i due codici è nel tipo di regole. Il Garante Privacy si occupa della tutela dei nostri dati personali, quindi il codice impedisce di fare affari con chi chiama numeri senza il consenso degli utenti (vedi quelli iscritti al registro delle opposizioni).

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L’Autorità chiede invece di non accettare contratti da call center che violano le norme delle comunicazioni elettroniche. Ad esempio quelli che fanno spoofing del numero, ossia ci chiamano con uno falso o comunque con uno anonimo o non richiamabile. Gli aderenti si impegnano anche a lavorare solo con call center iscritti al Roc e a tagliare fuori quelli che in qualche modo ingannano i clienti per estorcere loro contratti. Ad esempio – truffa molto comune di questi tempi – si inventano rincari o problemi sulla linea per convincere a cambiare operatore o si spacciano per soggetti terzi per carpire la fiducia dell’utente.

Le misure del Codice Agcom devono essere incluse nei contratti tra gli operatori e i call center. L’Autorità a marzo ha pubblicato la lista degli aderenti e vi troviamo tutti i principali operatori (Tim, WindTre, Vodafone, Iliad, Fastweb…) e associazioni call center. L’adesione al codice è volontaria, ma coloro che aderiscono sono vincolati da queste misure, con sanzioni per chi sgarra.

Il codice associato al Garante privacy si avvale di un organismo di monitoraggio complesso, unico nel suo genere, con la collaborazione delle associazioni call center. Definire la governance dell’organismo, le figure responsabili e le regole di dettaglio, tra associazioni e Garante, ha richiesto (molto) più tempo di quanto previsto e annunciato dalle parti.

Che succede adesso

Nei prossimi giorni Agcom farà le prime verifiche per vedere se in effetti le misure del codice sono incluse nei contratti. Il Garante approverà il suo codice entro pochi giorni, a quanto fanno sapere a Repubblica. Il codice poi dovrà uscire in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore e da quel momento tutto il sistema di controllo per bandire i furbetti dal mercato sarà attivo. Insomma, è arrivato il momento di vedere se e quanto i codici faranno la differenza. C’è da dire che se fallisce anche quest’arma, le speranze di debellare il telemarketing illecito si riducono a niente o quasi.

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