Topi e crepe a Westminster, la cattedrale della politica inglese cade a pezzi

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LONDRA – L’altro giorno eravamo a bere un tè con un Lord nell’elegantissimo bar dei “parrucconi” nel Parlamento di Westminster. A un certo punto, sulla liscia moquette rossa, ecco comparire un topolino. Tutti spaventati, disgustati, in fuga dal locale? Macché. Il Lord comincia a ridere, gli altri commensali sghignazzano, i camerieri non fanno nulla per catturarlo o almeno scacciarlo.

Perché, sì, nel glorioso Parlamento di Westminster i topi sono oramai di casa. Essere sulla sponda del Tamigi non aiuta, ma oramai ratti e altri roditori sono il “new normal”, al bar, nelle cucine delle mense e anche alla nostra scrivania al terzo o quarto piano, dove per inciso il riscaldamento nell’ultimo anno è mancato per diversi mesi tra autunno e inverno.

Qualche settimana fa, il Guardian ha scritto come il maestoso palazzo gotico di Londra, “cattedrale” della politica sorta oltre un millennio fa, sia infestato da topi e ratti così possenti da resistere anche al veleno tradizionale di cui sono disseminate le innumerevoli stanze, cripte e cunicoli di questo posto leggendario.

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E dunque, come fa la canzone riguardo al London Bridge, anche “Westminster is falling down”, scrive sul Financial Times Tristram Hunt, direttore del Victoria & Albert museum di Londra ed ex deputato laburista.

Insomma, Westminster sta cadendo in pezzi: “La straordinaria opera degli architetti Charles Barry e Augustus Pugin è a rischio collasso e con esso tutte le collezioni di arte nazionale, tra sculture, quadri e arredamenti, che appartengono al pubblico britannico”, sottolinea Hunt. Sì, proprio qui, tra le statue di Lloyd George, Churchill, Attlee e Thatcher, il colossale atrio della Westminster Hall dove è stato esposto per quasi due settimane il feretro della regina Elisabetta nel 2022, la dorata Camera dei Lord, la cosiddetta Gallery (gli invisibili spalti della Camera dei Comuni per cittadini e giornalisti), la Lobby (cioè l’atrio dove bazzicano e si può approcciare i deputati all’uscita dal portone dell’aula del Parlamento).

Hunt conosce bene questo Parlamento, che gli inglesi amano definire “culla della democrazia moderna”. Sino a poco tempo lo fa calcava tutti i giorni, e oggi non lesina parole: “Dopo molti anni di trascuratezza, ora Westminster è davvero a rischio. Basta farsi una camminata dalla Camera dei Comuni a quella dei Lord per avere il senso del degrado: un tanfo atroce di muffa, un esercito di ratti e topi, crepe nelle murature, il rischio perenne di incendio, un’aria generale di mostruoso decadimento, così come i rischi nascosti di amianto e infrastrutture meccaniche ed elettriche che stanno implodendo”.

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Da molti anni, oramai, si parla di una imponente ristrutturazione di Westminster, come è stato appena fatto per il suo gioiello, l’Elizabeth Tower, più nota come il Big Ben. Invece, lungaggini e riluttanza di deputati e addetti ai lavori hanno fatto sempre rimandare gli interventi, ora più che mai necessari. Nel 2015 i costi di una ristrutturazione totale erano stati stimati in 4 miliardi di sterline (oggi quasi 5 miliardi di euro). Nel 2022 erano già saliti a una forbice tra 7 e 13 miliardi, con il palazzo da evacuare totalmente per almeno 12 anni. Invece, se deputati e Lord la spuntassero a rimanere in Parlamento e la ristrutturazione andasse avanti a pezzi con loro ancora dentro, questa durerebbe addirittura 76 anni per un costo complessivo di 22 miliardi di sterline, secondo i progetti aggiornati.

Eppure, non si può andare avanti così, avverte Hunt. “Bisogna agire subito”, altrimenti “si rischia di ripetere un altro disastro, come il grande incendio del 1834”, che distrusse gran parte della magnifica struttura, negli ultimi anni flagellata anche da scandali sessuali e di droga, tanto da essere rinominata “Pestminster”. “È ora che la politica britannica dia un segnale”, esorta il direttore del Victoria & Albert Museum, è necessario fare qualcosa entro il 2034. Che sarebbe, tra l’altro, il bicentenario dell’ultimo grande incendio”.

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