Twitter, un’App per i servizi finanziari. La scommessa di Musk per portarla a valere 250 miliardi

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Fare di Twitter un perno della vita finanziaria dei suoi utenti. Ecco il piano di sviluppo che ha in mente Elon Musk per il social dei cinguettii. Sarebbe, per lui, un ritorno al passato, visto che è stato tra gli artefici di PayPal. In quel caso, almeno personalmente, non gli è andata troppo bene. Chiaro che ora immagina un destino diverso.

Musk e Twitter, un inizio con tanti inciampi

Nel mezzo della disputa delle “spunte blu”, ovvero la richiesta di un pagamento in cambio della certificazione dei profili degli utenti da parte del social network, è il Wall Street Journal a ricostruire quelli che sarebbero i piani di lunga gittata del vulcanico e controverso imprenditore per l’azienda di cui è entrato in possesso da qualche mese con un assegno da 44 miliardi di dollari. Mesi tormentati, sia per la scure calata sul personale, che per alcuni atteggiamenti dello stesso Musk (che ad esempio ha litigato con un dipendente sulla sua invalidità), ma anche e soprattutto per i difficili risultati dal punto di vista economico. Tanto che la sua valutazione è precipitata a 20 miliardi di dollari.

Il precedente di PayPal

Ora Musk ha però messo nel mirino la trasformazione e il rilancio di Twitter in una società che secondo il suo disegno potrebbe arrivare a valere fino a 250 miliardi di dollari. E’ il Wall Street Journal a raccontare la sua strategia, sulla base di quanto ha indicato lo stesso Musk, parlando con i dipendenti di Twitter, parlando di piani “grandiosi”. Al centro del piano c’è, appunto, rendere la società il centro della vita finanziaria dei suoi utenti, in un ritorno al passato dell’imprenditore che richiama all’esperienza di X.com, ora appunto PayPal (ma lo stesso Musk si è ricomprato il dominio X.com qualche anno fa, per motivi “sentimentali”).

Non fu un’esperienza dal lieto fine, quella, perché se da una parte il successo ha dato a Musk le basi per costruire poi la sua fortuna in Tesla e SpaceX, d’altra parte fu estromesso dalla società mentre era lontano in un viaggio con la sua prima moglie, interrompendo così il suo piano di sviluppo.

La finanza per aumentare i ricavi

La notizia che ora Musk voglia spingere sui servizi finanziari è nell’aria da tempo. Già a fine gennaio il Financial Times raccontava di come si fosse mosso per avere le licenze necessarie ad attivare lo scambio di denaro tra utenti e il relativo sviluppo software. “Penso che possiamo diventare la più grande istituzione finanziaria al mondo”, diceva l’imprenditore sudafricano ancora in un evento di Morgan Stanley, il mese scorso. Oltre al trasferimento di denaro, Musk starebbe pensando anche a offrire conti deposito con un relativo interesse.

Secondo gli analisti, aggiungere queste funzionalità potrebbe senz’altro aiutare a rimpolpare la base di ricavi del social (scesi da 5 a 3 miliardi l’anno scorso) che è ora fatto quasi unicamente dal business pubblicitario.

I nodi da sciogliere

Non è ovviamente, questa strategia, avviata su un piano semplice. L’utilizzo dei servizi finanziari in chiave molto “social” è tipica dei mercati asiatici, da WeChat ad AliPay. E lo stesso Musk ha ricordato che il suo business plan per quella che sarebbe divenata PayPal è nel cassetto dal Duemila. Ma è anche vero che i colossi tech asiatici si sono scontrati contro una concorrenza meno strutturata da parte delle istituzioni finanziarie tradizionali, mentre Musk dovrebbe incrociare le armi con soggetti che già presdiano questi ambiti.

Come ricorda il Wsj, poi, il primo passo per la licenza verso il Tesoro è stato fatto, ma serve una licenza in ogni Stato in cui vorrà sviluppare i servizi e questo passo mancherebbe ancora nella stessa California. E sappiamo quanto lo stesso Musk abbia più volte faticato nel rapporto con le autorità, anche a causa dei suoi tweet poco calibrati che hanno generato sconquassi sui mercat finanziari. Da parte dell’imprenditore non giova neppure l’assenza di indicazioni concrete di piani di sviluppo e disclosure su questi aspetti.

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