Uccide la moglie a coltellate, poi va a bere whisky al bar con le mani ancora sporche di sangue

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In un bar del paese a bere whisky subito dopo aver ucciso la moglie a coltellate. Con le mani ancora sporche di sangue per poi presentarsi in commissariato e confessare il delitto. E’ quanto emerge dopo il femminicidio di Taurisano, in Salento, dove sabato pomeriggio Albano Galati ha ucciso la moglie, Aneta Danelczyk, 49 anni, origini polacche, conosciuta in paese con il diminutivo di Stefy.

Femminicidio in Salento, il marito non confessa e ha un malore: “Non so neanche perché sono in commissariato”. Potrebbe aver agito sotto psicofarmaci

I retroscena sull’ennesimo femminicidio in Italia vengono riportati nell’ordinanza con cui la giudice del Tribunale di Lecce, Giulia Proto, ha convalidato l’arresto applicando la custodia cautelare in carcere per il 56enne così come richiesto dalla pm Giorgia Villa, che ha coordinato le indagini.

L’assassino è rimasto in silenzio nel corso dell’udienza di convalida. Bocche cucite sul delitto e sul ferimento della vicina, nella cui abitazione la moglie si era rifugiata nel disperato tentativo di sfuggire al suo omicida. Invano. È stata raggiunta dal marito che ha infierito sul suo corpo più e più fendenti con un coltello da cucina con una lama di 18 centimetri. Oggi 20 marzo è prevista l’autopsia del medico legale Roberto Vaglio.

“Galati non sta bene – ripetono i suoi legali Luca Puce e Davide Micaletto – è ancora molto provato sia fisicamente che psicologicamente”. In cura da anni al Cim, gli agenti di polizia, subito dopo l’omicidio, hanno sequestrato un porta pillole con alcune compresse che l’uomo aveva con sé. Probabilmente ha agito sotto l’effetto di psicofarmaci.

Si profila, pertanto, una perizia psichiatrica: la difesa si appresta a chiedere l’autorizzazione a far entrare in carcere un proprio consulente per valutare le condizioni psicofisiche dell’assassino sulla scorta di una copiosa documentazione medica che attesterebbe le sue precarie condizioni di salute mentale.

Si batte la pista dell’incapacità di intendere e di volere. Mente annebbiata, ricordi offuscati. Tanto da svenire appena arrivato in commissariato e non ricordare più nulla dopo essersi svegliato. Nel frattempo, in questa terribile storia, ci sono i i tre figli della coppia, rimasti orfani. I ragazzi, sentiti, hanno raccontato che in casa le violenze del padre sulla madre avvenivano sin da quando erano bambini. Di recente, poi, il rapporto si era ancor più logorato per motivi economici. In particolare per gli assegni familiari. E l’uomo aveva persino minacciato la moglie, dalla quale si stava ormai separando, che l’avrebbe fatta sparire.

Non vivevano più nella stessa abitazione. L’uomo aveva abbandonato la casa familiare e si era affacciato più volte negli uffici del Comune per chiedere un sostegno economico. Sabato pomeriggio si era presentato in casa, dove era stato accompagnato da un amico, per vedere il figlio di 11 anni.

Ha rischiato di uccidere anche la vicina di casa ferita con una coltellata nel disperato tentativo di sottrarre l’amica dalla furia dell’assassino. “Vattene, altrimenti ammazzo anche te” le ha detto Galati e la donna, a quel punto, ha pensato soltanto a mettere in salvo i due nipotini che si trovavano in casa in quei frangenti. “Sta bene ma è sotto choc” ripete il marito, che preferisce tenere lontani taccuini e cronisti per preservare la serenità di una donna che ha visto morire sotto i suoi occhi Stefy, come era affettuosamente conosciuta l’ennesima vittima di femminicidio.

Osservatorio femminicidi

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