Università, arriva la vendetta sui ricercatori che hanno denunciato i concorsi falsi. “L’accademia italiana vuole promuovere solo i graditi”

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ROMA – Niente, Giambattista Scirè è di nuovo fuori dall’Università di Catania. Dall’1 febbraio è senza stipendio. Ha 48 anni e, dopo aver rifinito il corso di Storia contemporanea allestito nella sede distaccata di Ragusa, ne ha perduto l’insegnamento. Arriverà, al posto suo, una collega appena nominata professoressa associata. Scirè era un ricercatore a tempo determinato di tipo A (junior, a 48 anni), ma, contrariamente alla prassi, per quel ruolo non si è bandito un concorso di tipo B (ricercatore senior) nonostante la chiara esigenza didattica. “Lo faremo, lo faremo”, l’hanno rassicurato in dipartimento. Per i colleghi che non hanno denunciato il sistema universitario, si è sempre trovata la strada del rinnovo.

“Continuo a fare ricerca”

Giambattista Scirè dal dicembre 2011, quindi da oltre dodici anni, combatte con il suo ateneo per ottenere il posto che merita. Tribunali amministrativi, Consigli di stato, aule dove si amministra la giustizia penale l’hanno sancito. Il calvario è iniziato quando il concorso per Storia contemporanea lo vinse un’architetta. Si oppose a quell’ingiustizia, di merito, scientifica, e arrivò a scrivere al presidente della Repubblica. Sull’Università di Catania passò il ciclone “Università bandita”: tre rettori indagati, facoltà decapitate. Non fu sufficiente. Scirè nel 2017 fondò a Roma l’associazione Trasparenza e merito e raccolse in un database una parte consistente della maluniversità italiana.

La sua storia sarebbe diventata un libro informato, ma non avrebbe cambiato il corso delle cose, personale e generale. I commissari del concorso di Storia contemporanea, condannati in primo grado per abuso d’ufficio, sarebbero stati prosciolti per la depenalizzazione del reato. Scirè, ricercatore più vessato d’Italia, l’1 febbraio 2021 è riuscito ad ottenere il posto per cui aveva i titoli, ma quel contratto aveva una scadenza certa –due anni – e l’altrettanto certa impossibilità ad essere rinnovato.

“Ho ripreso a fare ricerca”, racconta Giambattista Scirè, “ho rimesso a posto il mio cruscotto scientifico, che per sette anni si era fermato causa ricorsi e processi. Ho realizzato una monografia su Mario Gozzini, un intellettuale ponte tra comunismo e cattolicesimo. Sto lavorando per cimentarmi nella prova dell’Abilitazione scientifica nazionale, strada obbligatoria per diventare docente”. Colpisce l’ostracismo di un’università, Catania nello specifico, nei confronti di chi ne ha contestato i metodi di arruolamento.

“La ricercatrice ha offeso il prorettore”

Agnese Rapposelli è un’altra universitaria del giro “non mi arrendo”. Ha 44 anni, una figlia e dal 2017 anche l’Abilitazione per insegnare Statistica. Ai concorsi dell’Università di Chieti e Pescara è arrivata seconda per dodici stagioni di fila, e ha firmato nove ricorsi. E li ha vinti, inutilmente vinti. I giudici amministrativi hanno minacciato commissari ad acta per far rispettare le sentenze di Tribunali amministrativi e Consigli di Stato, ma l’ingresso in università è arrivato – con un contratto triennale, che scadrà il prossimo novembre – solo dopo che il suo caso è diventato noto. Parliamo della registrazione dell’offerta scandalosa fatta alla Rapposelli dal professor Roberto Benedetti, registrazione che guidò l’inchiesta di Repubblica “Agnese nel Paese dei baroni”.

Quando fu assunta a tempo determinato, la ricercatrice di Economia statistica disse: “Non riesco a godermi il momento, temo possa accadere ancora qualcosa. La lunga battaglia per ottenere quello che mi spettava mi ha sfibrato e reso sospettosa”.

Ecco, negli scorsi giorni il rettorato – il nuovo rettore, da giugno 2023, è Liborio Stuppia, medico genetista in linea con i predecessori riguardo alla questione concorsi – le ha recapitato un procedimento disciplinare. Nella sua denuncia, approdata alla magistratura penale, la ricercatrice senza pace avrebbe offeso un ordinario di Statistica, Tonio Di Battista, diventato nel frattempo pro rettore, e pure l’ateneo intero. In verità, in sede di procura Agnese Rapposelli si era limitata a citare una sentenza del Tar che parlava di “perdurante inerzia dell’università nella formazione delle commissioni” e aveva ricordato i suggerimenti ricevuti dal professor Di Battista affinché lei non partecipasse alle abilitazioni nazionali. La posizione del pro rettore, nell’inchiesta giudiziaria, è stata archiviata. E questo è stato un motivo per l’ateneo, normalizzato dal nuovo rettore, di passare al contrattacco. La dottoressa Rapposelli ora rischia la sospensione e addirittura il licenziamento, dieci mesi prima della fine del contratto. In entrambi i casi, i due atti disciplinari sarebbero motivo sufficiente per non consentirle di lavorare in facoltà dopo la naturale scadenza.

Va ricordato che il docente che le propose un’assunzione solo a patto che aderisse a un accordo generale, Roberto Benedetti appunto, è a processo per tentata concussione.

Via dall’università che fu di Novelli

Ci sono da raccontare, quindi, i destini dei due ricercatori di Roma Tor Vergata, l’avvocato Giuliano Gruner e il chirurgo Pierpaolo Sileri, che con le loro registrazioni portarono l’allora rettore Giuseppe Novelli alla condanna per tentata concussione a un anno e otto mesi. Le parole di Novelli sono sempre apparse chiare, ma lo scorso 7 febbraio in appello è stato assolto. I due denuncianti da tempo, per prudenza, hanno scelto di non proseguire la loro carriera all’interno dell’Università di Tor Vergata, attraversata tutt’oggi da denunce per la gestione dei concorsi e delle carriere professionali.

Pierpaolo Sileri, sottosegretario e viceministro della Salute in quota Cinque Stelle con i Governi Conte e Draghi, oggi lavora all’ospedale San Raffaele di Milano e Giuliano Gruner insegna all’università telematica Mercatorum di Roma. Sileri ora dice: “Non tutti gli atenei, per fortuna, usano questi metodi. Bisogna avere il coraggio di alzare la testa e denunciare le università che continuano a organizzare concorsi su misura e rovinano il sistema generale. Per garantire il merito, bisogna sorteggiare le commissioni esaminatrici”.

Il professor Testarelli non sarà mai ordinario

Le opposizioni delle governance universitarie alle sentenze o ai dispositivi di magistratura continuano, con persistenza, come e più di prima. Nel gennaio 2022 la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per falso e calunnia nei confronti del professor Giorgio Pompa, vincitore di un concorso in Scienze odontostomatologiche alla Sapienza di Roma. Il professor Pompa, escluso dal ruolo dal Consiglio di Stato, nel frattempo è andato in pensione, ma chi era arrivato secondo in quella prova, ovvero il professore associato Luca Testarelli, non ha preso il suo posto. E questo nonostante – ha detto il Tar del Lazio – “l’avrebbe meritato per titoli e continuità temporale”.

Nel frattempo la prima università di Roma ha allestito altri due bandi per nuovi ruoli nella specialità: Testarelli vi ha partecipato, ma è sempre rimasto fuori. Dice oggi l’associato: “La Sapienza non può decantare il principio del merito e avallare procedure così infedeli al principio”.

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