Usa e Regno Unito: gli Hell’s Angels ingaggiati da un narcotrafficante iraniano per omicidi politici per conto di Teheran

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LONDRA – Un narcotrafficante iraniano usato dai servizi segreti di Teheran per organizzare l’assassinio di dissidenti all’estero utilizzando come killer gli Hell’s Angels, la gang criminale di motociclisti americani vestiti di pelle nera. Sembra la trama di un thriller, invece è un complotto del regime degli ayatollah per colpire i propri nemici nascondendo la mano, ovvero mantenendo la cosiddetta “plausible deniability”, come si chiama nel gergo politichese inglese la negabilità o smentita plausibile: un modo per poter dire “io non c’entro, non ne sapevo nulla, non ci ho niente a che fare”, in sostanza una maniera per occultare la prova di essere il mandante.

Ma le prove sono state scoperte lo stesso dall’ostinato lavoro dell’intelligence di Stati Uniti e Regno Unito, che ora hanno denunciato l’operazione clandestina dell’Iran e annunciato la ritorsione: un pacchetto di sanzioni contro cittadini iraniani. Più ancora della punizione economica, a Teheran brucia venire platealmente sbugiardati, tanto che il ministero degli Esteri iraniano ha immediatamente convocato l’ambasciatore britannico per una irata protesta: “Accuse totalmente prive di fondamento”, afferma un portavoce governativo. I dettagli rivelati da Washington e Londra al Financial Times e ad altri giornali sono tuttavia talmente precisi da togliere in questo caso ogni credibilità alla smentita: la negabilità plausibile in questo caso non ha funzionato.
Al centro della vicenda c’è Naji Sharifi-Zindhasti, soprannominato “Big Guy” (il Grosso), un notorio narcotrafficante iraniano residente a Teheran, che secondo indagini condotte da l’ufficio intelligence del ministero del Tesoro americano conduce missioni segrete per conto delle Guardie della Rivoluzione islamica e del ministero degli Interni dell’Iran in cambio della totale impunità per il commercio di droga, grazie al quale conduce una vita nel lusso più sfrenato. Zindhasti avrebbe gestito una rete di “omicidi su commissione” di dissidenti e oppositori iraniani negli Stati Uniti, in Canada, negli Emirati Arabi Uniti e in Turchia.

Ecco un esempio: Zindhasti è accusato di avere assunto Damion Ryan, un capo degli Hell’s Angels canadesi, di assassinare due iraniani che hanno ricevuto asilo politico in America. Ryan ha assegnato il compito a un altro membro degli Angels di nome Adam Pearson, raccomandandogli di formare una “squadra di killer” e di uccidere le vittime designate “con grande spargimento di sangue, per dare l’esempio”. Pearson gli ha risposto che, dopo avere sparato ai dissidenti, gli avrebbero “tagliato la testa”. Tutti gli ordini di Zindhasti ai suoi complici sono stati inviati con codici criptati su piattaforme digitali del dark web. Ma i servizi segreti Usa li hanno scoperti lo stesso. I due assassini della banda di motociclisti sono finiti in prigione. Il narcotrafficante è ancora al sicuro a Teheran, sebbene colpito dalle sanzioni angloamericane.

Le rivelazioni affermano che Zindhasti ha usato gli Hell’s Angels e altri gruppi criminali per organizzare il rapimento dell’attivista iraniano Jamshid Sharmahd in Turchia nel 2020, l’omicidio del separatista Ahmad Molla Nissi all’Aia nel 2017 e il rapimento e l’assassinio del giornalista dissidente Ruhollah Zam nel 2020. Quest’ultimo aveva lanciato una campagna sui social media per incoraggiare un cambio di regime a Teheran.

Il Regno Unito ha accusato l’Iran di avere cercato di organizzare con metodi analoghi l’assassinio di due presentatori di Iran International, una rete televisiva d’opposizione che trasmette a Londra. L’intelligence britannica sostiene che dall’inizio del 2022 una divisione speciale delle Guardie della Rivoluzione iraniana denominata Unità 840 è responsabile di quindici complotti per intimidire o eliminare dissidenti che vivono in Inghilterra. La prova che la sfida dell’Iran alle democrazie occidentali va ben oltre i confini del Medio Oriente.

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