Valentin boscaiolo nel paradiso delle Dolomiti: la morte sul lavoro sotto le pareti rosa del Catinaccio

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Repubblica dedica uno spazio fisso alle morti sul lavoro. Una Spoon River che racconta le vite di ciascuna vittima, evitando che si trasformino in banali dati statistici. Vite invisibili e dimenticate. Nel nostro Paese una media di tre lavoratori al giorno non fa ritorno a casa e “Morire di lavoro” vuole essere un memento ininterrotto rivolto a istituzioni e politica fino a quando avrà termine questo “crimine di pace”.

Anche a guardarlo da Bolzano, distante una ventina di chilometri, il Catinaccio nei tramonti limpidi è un gigantesco fantasma rosa disegnato sul cielo. La leggenda racconta che il Re Laurino, pazzo di gelosia per la figlia Ladina rapita da un principe nel giardino di rose del Catinaccio, cancellò alla vista di tutti i suoi fiori di giorno e di notte, dimenticandosi però dell’alba e del tramonto. E così le Dolomiti in quelle ore si tingono di rosa. E’ l’ ‘enrosadira’ che dai ‘masi’ della Val di Tires, proprio sotto il Catinaccio, certe volte è un incendio meravigliso. Ecco, tutta la vita di Valentin era lì, nel suo ‘maso’ di Tires tra prati e boschi, dove abitava e lavorava con Angelika e i due bambini. Valentin Werner, 45 anni, è morto di lavoro cadendo da un albero che stava tagliando insieme ad un altro boscaiolo. L’elisoccorso non ha potuto nulla per salvargli la vita.

Il maso Platschgoler è anche un agriturismo. Sul sito che lo descrive c’è tutta la famiglia che si presenta. Angelika: “Mi assicuro che gli appartamenti siano sempre accoglienti, preparo i diversi prodotti del maso”; i piccoli Johanna e Silas: “Mostriamo la vita del maso ai bambini, accarezziamo i gattini, raccogliamo i lamponi”; nonno Helmut: “Do una mano dappertutto”; nonna Paula: “Mi occupo dei piccoli animali del maso, curo l’orto del maso, e tutto quello che può fare una nonna”. E Valentin: “Accudisco gli animali del maso, svolgo i lavori di stalla, mi occupo dei lavori nei campi”. Montagne, boschi, prati: un paradiso improvvisamente stravolto dalla tragedia. L’enrosadira del Catinaccio continuerà ad accendersi ad ogni tramonto come se nulla fosse, ma solo le montagne resistono al tempo.

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