Viaggio a Collinsville dove i big della Silicon Valley vogliono far nascere la città utopica

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Collinsville (California) – «Guarda, ho comprato pure il pezzo di terra dove voglio essere seppellito. Sta lassù, in cima a quella collinetta davanti al mare. Se pensano di cacciarmi da qui, si sbagliano di grosso. Oppure ci vorranno tanti soldi, ma proprio tanti». Salvatore Papetti, immigrato italiano di terza generazione, potrebbe diventare l’ultimo ostacolo che si frappone fra Utopia e la realtà. Perché non sappiamo ancora se i miliardari della Silicon Valley che stanno comprando tutti i terreni intorno al suo useranno il nome coniato da Thomas More, per battezzare la città a misura d’uomo che intendono costruire a un’ora di strada da San Francisco, ma di sicuro dovranno abbattere la villetta a due piani della sua famiglia per fondarla.

Nel 2017 un misterioso acquirente aveva iniziato a comprare tutti i terreni della Solano County, compresi nel triangolo tra Fairfield, Rio Vista e Collinsville. Non badava a spese, ed era pronto ad offrire cifre da capogiro a chi non intendeva vendere: da 5.000, fino a 20.000 dollari all’ettaro. La gente si chiedeva se fosse la Disney che puntava a costruire un nuovo parco, o magari la Cina che metteva le mani sugli appezzamenti intorno alla Travis Air Force Base. Poi però poi ognuno aveva troppo da fare, in questo angolo povero della Bay Area dove si campa ancora di allevamento di mucche, pesca, un po’ di agricoltura e tante pale per l’energia eolica, e quindi il mistero finiva nel dimenticatoio. Fino a quando nell’agosto scorso il New York Times ha rivelato che dietro alla Flannery Associates, la compagnia acquirente, si cela un gruppo di miliardari della Silicon Valley decisi a rilanciare e rivoluzionare il futuro della California. Li guida Jan Sramek, 36 anni, che ha convinto personaggi come la vedova di Steve Jobs Laurene Powell, il fondatore di Netscape Marc Andreessen, quello di LinkedIn Reid Hoffman, quelli di Stripe Patrick e John Collison, e investitori tipo Michael Moritz, a prestargli 900 milioni di dollari per comprare 20.000 ettari di terreno e realizzare un sogno: costruire Utopia 60 miglia a nord est di San Francisco, per risolvere la crisi abitativa della regione, indicare un nuovo modello di vita agli esseri umani, e dimostrare che chi pronostica da tempo la morte della California, soprattutto fra i conservatori che odiano la sua irreversibile deriva liberal, si sbaglia come chi aveva annunciato la dipartita di Mark Twain.

Smascherati dal New York Times, i promotori sono stati costretti a venire allo scoperto. Lo hanno fatto col sito internet California Forever, che solo il nome basta a spiegare tutto: «Negli ultimi anni abbiamo comprato 50.000 acri nella Solano County. Finora siamo stati quieti. Ciò ha comprensibilmente creato interesse, preoccupazione e speculazione. Ora che non siamo più limitati dalla confidenzialità, siamo ansiosi di iniziare una conversazione sul futuro della contea». Il sito elenca i problemi noti della regione, a cui si aggiunge il fatto che Solano è la zona più povera di questa area, compresa tra la tecnologia della Silicon Valley, i prezzi esorbitanti di San Francisco mezza abbandonata agli homeless dopo il Covid, e le vigne della Napa Valley. Il loro progetto promette di rilanciarla, costruendo una città che Sramek, a lungo residente di Zurigo, immagina come i centri del Vecchio Continente dove si passeggia, ma dotata di farm per l’energia solare e tutti i vantaggi della modernità. Creando migliaia di posti di lavoro ben pagati per chi ci vivrà e lavorerà.

Siccome serve il permesso delle autorità locali e il consenso degli abitanti, California Forever ha iniziato a parlare con gli abitanti attraverso sondaggi per raccogliere le loro opinioni, ma soprattutto sottolineare i vantaggi. Dal primo, ad esempio, emerge che l’81% dei residenti della Solano County ritiene che i loro figli non potranno avere un futuro nella zona dove sono nati e cresciuti. Un destino triste e segnato, che però potrebbe cambiare radicalmente grazie alla nuova città.

Sembra favorevole il governatore Gavin Newsom, che a margine del dibattito di Simi Valley tra i candidati repubblicani alla Casa Bianca, ha commentato: «L’assalto che io chiamo “California Bashing” è uno sport nazionale praticato dai conservatori, perché odiano il nostro modello e non sopportando di essere diventati definitivamente minoranza nello stato. Però la California resta il primo generatore di pil e lavoro negli Usa: abbiamo creato più posti dei cinque stati che ci seguono in classifica sommati assieme. Musk ha trasferito Tesla in Texas, ma è subito tornato da noi col reparto Ricerca e sviluppo, perché si è accorto che il nostro bacino di talento tecnologico non esiste altrove, e pure le agevolazioni fiscali su cui contava non sono arrivate. Il governatore DeSantis mi ha sfidato per un dibattito perché l’anno scorso 26.000 abitanti della Florida hanno traslocato da noi, nessuno sopporta il modello autoritario che sta imponendo».

Non tutti sono convinti, però. Ad esempio Whitney, che qui gestisce la riserva di caccia Birds Landing: «Non mi interessa questo progetto, perché prima che costruiranno qualcosa sarò già morta». Perciò diventa essenziale il parere di Salvatore, Sam per gli amici: «Mio nonno era emigrato da San Benedetto del Tronto, dove faceva il pescatore. Io sono Salvatore III perché ci chiamiamo tutti allo stesso modo, e questo che ho in braccio è mio figlio Giovanni. Quattro generazioni, ma pure le altre famiglie di Collinsville sono italiane. Vivo qui perché amo la natura e odio le città. Figuratevi se mi può piacere l’idea di una San Francisco davanti al mio balcone». Poi però un pensierino ce lo fa: «Se costruiranno una metropoli, sono io che non vorrò starci più. Allora magari un’offerta potrebbe interessarmi. Questa terra che vedete è tutta riserva naturale, quindi per fare la città dovranno convincere le autorità a cambiare il piano regolatore. Immagino che abbiano i soldi per comprarsi tutti i politici, ma con me ce ne vorranno un sacco, se sperano di cacciarmi».

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