Ad Avdiivka sventola la bandiera russa: Mosca verso la conquista della città

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La base Zenith è caduta, aprendo un altro varco nelle difese di Avdiivka sempre più compromesse. Dal 2015 la vecchia installazione dell’aviazione sovietica era diventata la fortezza ucraina che sbarrava la strada all’avanzata prima delle milizie secessioniste della vicina Donetsk, poi all’esercito di Mosca. Negli ultimi quattro mesi sui suoi bunker è piovuto ogni genere di ordigno e ormai le forze russe la stavano accerchiando, rendendo impossibili i rifornimenti: non c’erano alternative alla ritirata. E molti temono che l’intera città, cardine dell’offensiva di Putin nel Donbass, seguirà presto lo stesso destino. Tanto più che ora i russi hanno innalzato la loro bandiera alle porte di Avdiivka, lì dove il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si era fatto un selfie.

Dicono che il generale Valery Zaluzhny fosse contrario alla resistenza ad oltranza ma Zelensky gli ha ordinato di non cedere e dopo poco lo ha rimosso. Il suo successore alla guida delle forze armate di Kiev, Oleksandr Syrsky, appena insediato ha visitato le retrovie e gettato nella mischia un’unità scelta: la Terza Brigata d’assalto, composta in gran parte da volontari della Azov con cingolati americani Bradley. Sono partiti subito all’attacco e sotto le cannonate hanno raggiunto i capisaldi assediati, anche se l’obiettivo della loro manovra non è chiaro.

Stando alle notizie confuse che arrivano dal fronte, il loro intervento ha permesso ai resti della 110ma brigata di lasciare la città: hanno combattuto senza sosta per settimane, subendo perdite altissime. I rinforzi li hanno sostituiti nel caposaldo della cookeria, l’impianto minerario letteralmente smantellato dai raid dei cacciabombardieri russi, e nelle rovine dei palazzi del centro: assieme alla collinetta di Kvartal sono i pilastri dello schieramento ucraino. “Abbiamo dovuto abbandonare alcune posizioni perché erano state rase al suolo: era inutile continuare a presidiarle. In questo modo possiamo proseguire la difesa”, ha rassicurato il vicecomandante della Terza Brigata, Rodion Kudryashov: “Lottiamo contro i nemici a 360 gradi, sono sette volte più numerosi”.

Le perdite russe

La propaganda di Kiev alterna le lodi all’eroismo dei suoi soldati alle informazioni sulla potenza degli invasori: parla di 50mila russi pronti a entrare in azione. Una scelta di comunicazione che pare mettere le mani avanti su un possibile ripiegamento. “Hanno aumentato l’impiego delle bombe plananti da mezza tonnellata, ne scagliano cinquanta al giorno. Sono molto più devastanti dell’artiglieria. In più stanno cominciando a usare testate al fosforo. Il volume di fuoco cresce”, ha dichiarato Oleksandr Borodin, capo della Terza Brigata.

Il fulcro degli scontri è intorno all’ultima strada sterrata che permette agli ucraini di raggiungere la città. Un video mostra un cingolato che corre a tutta velocità tra esplosioni e tiri di cecchini: gli Azov a bordo sono terrorizzati. Non esiste una linea difensiva chiara: è una battaglia casa per casa. Le avanguardie russe si sono infiltrate un po’ ovunque e cercano di soffocare i nuclei di resistenza: continuano ad avanzare, nonostante subiscano una carneficina. I cannoni di Kiev sono a corto di munizioni dopo il blocco delle consegne statunitensi e i comandi cercano di replicare alla supremazia dell’artiglieria nemica con nugoli di droni d’ogni dimensione.

L’inferno di Avdiivka

Ci sono racconti infernali: “Da Avdiivka ci muoviamo in piccoli gruppi per marciare verso le retrovie – ha scritto su Telegram un fante del primo battaglione – La notte di San Valentino in dieci hanno cercato di ripiegare. Gli obici russi erano già puntati: solo in tre, feriti, ce l’hanno fatta. La mattina dopo sono partito nella nebbia con tre compagni. Ci davano indicazioni per radio, senza comprendere in che situazione eravamo: siamo stati tutti colpiti. Io ho salvato le gambe ma adesso ho questo sorriso da Joker”. E allega la foto del volto con una lunga cicatrice che sale dalla bocca.

Gli analisti ucraini sostengono che la resistenza in questi quattro mesi ha inflitto danni enormi a Mosca – le foto satellitari mostrano oltre trecento mezzi carbonizzati – e gli ha impedito di chiudere in un sacca tre brigate. Ma esperti come il blogger Tatarigami, un ufficiale della riserva, credono che la ritirata sia l’unica opzione sensata. Alle spalle di Avdiivka non ci sono però barriere naturali ma solo pianura: trincee e ripari a prova di granata stanno venendo scavati nel terreno ghiacciato per evitare che la caduta della città imponga un ripiegamento di decine di chilometri.

Il generale Syrsky non vuole esordire con una sconfitta. Molti scommettono che cercherà di replicare la tattica usata a Bakhmut un anno fa e prolungherà la lotta, seppur in modo simbolico: nella cookeria ha mandato gli incursori della squadra Alpha, forse il più agguerrito reparto ucraino. Ha pronta un’altra task force, con i carri armati Abrams e Leopard avvistati nei boschi del Donbass. Ma deve pesare bene le sue mosse: ci sono almeno quattro punti critici lungo il fronte. Adesso l’allarme riguarda il saliente di Robotyne, le colline conquistate a caro prezzo dagli ucraini la scorsa estate, minacciato da un altro attacco.

Putin sta muovendo con lenta determinazione le sue forze in direzioni diverse: logora l’esercito avversario con i cannoni e spera che in qualche punto lo schieramento crolli. Tiene una riserva massiccia per sfruttare l’eventuale cedimento. Il Cremlino sente che una vittoria è possibile e vuole andare avanti, tentando di obbligare Zelensky a discutere un cessate il fuoco. E se non riprenderanno gli aiuti americani, la situazione continuerà a restare pesante.

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